Path of Exile: Diablo sta per morire, e non per mano di un Nephilim

Written By Unknown on Sabtu, 09 Februari 2013 | 23.59

L'uscita di Diablo III, indipendentemente da quello che si possa pensare sul titolo in sé, ha ormai un merito indiscutibile, quello cioè di aver riacceso i riflettori su un genere videoludico che, pur contando su numerosi appassionati, sembrava aver esaurito i propri argomenti ed essere caduto un po' in disgrazia (l'ultima delusione era stata Dungeon Siege III).

Il mercato degli action RPG (a volte definiti in maniera riduttiva come hack'n'slash, o se preferite, "alla Diablo") sembra aver trovato nuova linfa vitale davanti ai numeri delle vendite della creazione Blizzard, non a caso alcuni competitor sono già scesi in campo (ad esempio Torchlight II), mentre altri si stanno scaldando i muscoli (Sacred 3). E questa volta c'è una buona ragione in più, ovvero la possibilità di battere lo storico esponente, missione che era risultata praticamente impossibile con i capitoli precedenti, in cui era stato lo stesso Diablo a scolpire nella pietra i canoni del suo genere. Il destro è infatti ora offerto da alcune scelte di Blizzard risultate indigeste ad una buona fetta di pubblico, in attesa di un nuovo titolo che renda giustizia al genere e rispetti anche quegli stessi canoni fondamentali che si reputano traditi dall'ultimo capitolo di Diablo.

In questo scenario, che promette di essere quantomeno vivace, si inserisce una creazione della Grinding Gear Games, una piccola software house indie neozelandese, che sta collaudando con una fase di open beta iniziata il 23 gennaio la sua nuova creazione Path Of Exile.

Ho scoperto quasi per caso questo titolo, e ne ho ravvisato fin da subito il potenziale, e sebbene sia ancora sottaciuto dalle testate videoludiche più commerciali, ho pensato che fosse meritevole di tutt'altra attenzione. Ma tralasciamo la vena polemica (si sa che le indie hanno tipicamente meno visibilità) e insinuante (si sa che alcuni nostri colleghi fanno fatica a parlare di un gioco se non possono prendere accordi con un PR), e torniamo al titolo che vi stiamo presentando in anteprima.

Perché Path of Exile? Primo, perché fa tesoro del passato: come vedremo nel corso dell'articolo, gli sviluppatori sono riusciti ad allestire un impianto videoludico coerente ed equilibrato, saldamente radicato negli standard tradizionali del genere, che approfondisce in maniera evidente aspetti per i quali Diablo III ha lasciato perplessi i suoi fan, in primis la profondità e la complessità della componente RPG (nei prossimi paragrafi evidenzieremo questi gap). Secondo, perché non si adagia sugli allori ma si propone di innovare: a differenza di altri competitor come (il secondo me sopravvalutato) Torchlight, che nella sua seconda (pur più riuscita) incarnazione vuole sfidare il colosso Blizzard usando sostanzialmente gli stessi schemi di sempre, senza aggiungere novità significative, Path Of Exile osa, miscela sapientemente standard classici e nuove idee, il tutto in una proposta videoludica molto interessante.

Prima di passare alla disamina dei vari aspetti che la beta ci ha consentito di sperimentare, vogliamo sottolineare alcune caratteristiche importanti: Path Of Exile è un gioco completamente free to play, non sono previsti canoni, acquisto di key o versioni retail. Durante la fase di closed beta, per supportare economicamente gli sviluppi erano state messe a disposizione dell'utenza delle key a pagamento, con pacchetti assortiti con companion, gadget e altro. Conclusa la closed beta, ora il gioco è in fase di open beta, potete quindi fin da subito scaricare e installare il client (oltre 4 GB), e contribuire giocando al completamento degli sviluppi e dei test. Dall'open beta in poi, l'unica possibilità di supporto per gli sviluppatori sono le microtransazioni, ovvero l'acquisto da parte degli utenti di feature cosmetiche di personalizzazione del proprio alter-ego, tab aggiuntivi per il proprio forziere, companion e tanto altro: tutti elementi che non danno un vantaggio nel gioco e il cui è acquisto è assolutamente opzionale e non obbligatorio.

Altro aspetto importante da sottolineare in maniera preliminare è che, come Diablo III, Path of Exile richiede la connessione permanente per giocare anche in single player, con tutto quello che ne consegue (ad esempio la sostanziale impossibilità di giocare mentre si è in giro o connessi tramite 3G). Al di là dell'antipatia per un sistema del genere, che invece piacerà alle software house (ci aspettiamo che anche altri futuri competitor si adegueranno a questa soluzione) perché li preserva maggiormente dalla spaventosa pirateria PC, sorge la perplessità su come Grinding Gear Games pensa di mantenere i server e garantire i livelli di servizio se il titolo è completamente free. Domanda che gireremo direttamente ai diretti interessati, nell'intervista che a breve pubblicheremo su queste pagine.


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