Equo compenso: alcune decisioni rimandate in Europa, ma il decreto rimane anacronistico

Written By Unknown on Kamis, 05 Maret 2015 | 23.04

Anitec e Confindustria Digitale si professano felici, ma non troppo, delle novità in ambito "equo compenso", ovvero quel controverso dazio sui dispositivi che possono essere utilizzati per la riproduzione di contenuti protetti da diritti d'autore. Possono essere utilizzati, ma non per forza lo saranno: una clausola che probabilmente non interessa a chi quel dazio lo vuole, prima fra tutti la SIAE, la stessa associazione che ha potere decisionale su eventuali esenzioni in ambito professionale, almeno prima delle future decisioni della Corte di Giustizia europea.

Infatti, in base all'ultima sentenza del Consiglio di Stato sarà proprio la Corte di Giustizia europea a decidere sull'applicabilità del compenso per copia privata per i dispositivi ad uso professionale, ovvero se il dazio possa essere di fatto applicato anche sui computer, smartphone, tablet che verranno utilizzati esclusivamente in ambito lavorativo. La Corte di Giustizia europea dovrà decidere, inoltre, se sia giusto che la SIAE debba essere coinvolta nella decisione di eventuali esenzioni dal pagamento, e nell'organizzazione dei programmi di rimborso.

Sentenza alla quale applaude Claudio Lamperti, vicepresidente Anitec, ma solo in parte: "Siamo lieti che con la recente sentenza del Consiglio di Stato si sia rimessa alla Corte di Giustizia l'importante valutazione sulla necessità di esentare dai compensi per copia privata apparati o supporti utilizzati per fini professionali e sulla opportunità che i casi di esenzione dal pagamento non siano decisi da un soggetto - la SIAE - che non offre alcuna garanzia di parità di trattamento tra SIAE e soggetti obbligati al versamento del compenso".

Ma Anitec e Confindustria Digitale sottolineano anche come la sentenza non offra soluzioni tangibili su alcuni elementi del Decreto Bondi sul compenso per copia privata del 2009, divenuto poi Decreto Franceschini. La nuova sentenza del Consiglio di Stato, nella fattispecie, non considera "i mutati scenari di fruizione delle opere da parte degli utenti tramite le nuove tecnologie", ovvero le nuove modalità di ascolto di musica, o di visione di film, che avviene spesso in streaming e pertanto senza la necessità di acquisto o di detenzione vera e propria di una copia privata.

"In realtà la sentenza del Consiglio di Stato non affronta le contraddizioni e le arretratezze insite nella legge sull'equo compenso", ha dichiarato Elio Catania, Presidente di Confindustria Digitale. "Rimangono, infatti, aspetti gravi e irrisolti, enormemente amplificati dal recente decreto Franceschini, il conflitto d'interesse sulla consulenza tecnica affidata a Siae, che invece è parte in causa, e l'assenza di una corretta valutazione degli impatti dell'innovazione tecnologica sulle modalità di fruizione dei contenuti digitali. Non credo si possa sfuggire, quindi, a una revisione profonda, in chiave Ue, della normativa sul diritto d'autore, datata 1942", conclude Catania.

Rimandando la decisione all'Europa, sottolineano le associazioni, si è "compiuto un primo importante passo" in materia. La nota rilasciata da Anitec pone anche l'attenzione sul particolare scenario venutosi a creare con il Decreto Franceschini: laddove nel 2009 il compenso sui telefonini era di 0,90€ e sui computer di 2,40€, oggi è divenuto di un massimo di 5,20€, cifra fissa sui computer e dispositivi ibridi. Un panorama anacronistico, se si considera la diffusione di Spotify, Deezer o Cubomusica, "che hanno oramai eroso quasi completamente l'eventuale potenziale mercato della copia privata".

La nota si conclude inoltre con alcuni dati statistici: la SIAE guadagna 67 milioni di euro in Italia, cifra pari a circa un terzo di quanto complessivamente raccolto in tutta Europa (204 milioni di euro). Secondo Anitec, alla luce di questi numeri non vanno ignorati i tentativi di alcuni Paesi Europei che, con l'obiettivo di "rivisitare ed armonizzare la Direttiva sul Diritto d'autore e la società dell'informazione", hanno di fatto abolito il sistema di copia privata introducendo un fondo gestito dal Governo in favore degli autori e degli aventi diritto.


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