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CD Projekt: 'non comprate le espansioni di un gioco non ancora rilasciato se avete dei dubbi'

Written By Unknown on Sabtu, 11 April 2015 | 23.59

Negli ultimi anni i giocatori sembrano lamentarsi per qualsiasi cosa e molto spesso sembrano vedere problemi dove apparentemente non ce ne sono. È capitato anche per The Witcher 3 Wild Hunt, che seppure sembra uno dei titoli qualitativamente migliori e validi dal punto di vista tecnico. E nella maggior parte dei casi la risposta a queste critiche è estremamente semplice.

The Witcher 3 Wild Hunt

"Non comprate le espansioni di un gioco non ancora rilasciato se avete dei dubbi sulla qualità di quel gioco", ha infatti detto Marcin Iwinski, co-fondatore di CD Projekt Red, in seguito all'annuncio delle due espansioni a pagamento per The Witcher 3. Annuncio che ha scatenato il malumore della community dei fans di CD Projekt, perché vedono la software house polacca come un punto di riferimento in onestà. Il tentativo di marginare con dei DLC per un gioco non ancora uscito, quindi, non sarebbe consono alla reputazione che CD Projekt ha saputo costruirsi nel corso degli anni.

"Aspettate le prime recensioni di The Witcher 3 Wild Hunt prima di decidere. Come sempre, siete liberi di fare ciò che volete", aggiunge ancora Iwinski.

I giocatori che hanno preso a cuore CD Projekt sono delusi perché vorrebbero che questi contenuti venissero inseriti nella versione di base del gioco. Non amano neanche la struttura del Pass espansioni, che porta a pagare in anticipo contenuti che arriveranno solamente dopo molto tempo. Eppure, questo tipo di politiche viene attuato da diverse software house e alcuni tra i giochi più apprezzati dell'ultimo periodo, come Mortal Kombat X e Dying Light, offrono dei Pass per le espansioni molto simili a quello di The Witcher 3.

Come sempre, diciamo che il giudizio su un prodotto videoludico dovrebbe essere formulato sulla base dell'effettiva qualità del gioco e non valutando solamente le politiche attuate dalla software house che lo realizza. Soprattutto in un caso come questo, con un videogioco che promette di essere di altissima qualità come abbiamo visto nella recente anteprima di The Witcher 3 Wild Hunt.

Vi lasciamo con l'ultimo gameplay trailer di The Witcher 3 Wild Hunt appena rilasciato.


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Sony, tre nuovi sensori per reflex e mirrorless

Sony, tre nuovi sensori per reflex e mirrorless

"Sony ha aggiunto al suo catalogo tre nuovi sensori: un APS-C da 24 Mpixel con cadenza di scatto superiore all'attuale, che vedremo forse su una futura SLT, e due sensori in formato 4/3 a beneficio probabilmente del partner Olympus. "

Sony ha aggiunto tre nuovi sensori d'immagine al suo già nutrito elenco e, conoscendo il successo che tali sensori riscuotono sul mercato, c'è da scommettere che li vedremo presto all'interno di qualche fotocamera di prossimo rilascio.


Il primo è un sensore APS-C da 24 Mpixel,  che si affianca all'attuale migliorandone la velocità di risposta. A fronte di un frame-rate massimo di 8.7 fps dell'attuale, infatti, il nuovo arrivato raggiungerà i 19 fps; sembra pertanto il candidato ideale per equipaggiare una mirrorless di nuova generazione o una futura A77, che in virtù della tecnologia Translucent Mirror potrebbe beneficiare al massimo dell'elevata cadenza di scatto del nuovo sensore.

Gli altri due nuovi sensori sono invece in formato 4/3, il che è una novità per Sony. Il Primo è un 16 Mpixel, con singolo pixel da 3.7 micron, quindi analogo per risoluzione ai sensori che equipaggiano molte delle MQT attuali, ma anch'esso molto veloce - 23 fps. Il secondo raggiunge invece i 20 Mpixel, con singolo pixel da 3.3 micron, e arriva a 27 fps massimi. Escludendo che Sony sia interessata a tenere per sé sensore di questo formato, è lecito attendersi che questi verranno impiegati su futuri modelli del partner Olympus.     


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Amazon presenta la sua prima causa contro le false recensioni: era ora!

Quando si acquista su Amazon, è naturale scorrere nella parte bassa della pagina per leggere le recensioni degli utenti. Questo perché l'utente da casa è (o dovrebbe essere) super partes e disposto a dire la sua anche, e soprattutto, quando qualcosa nella transazione o nel prodotto stesso non è andato come desiderato. Tuttavia, chi ci dice che le recensioni dei prodotti su Amazon siano affidabili, o non siano in qualche modo prezzolate?

In effetti nessuno, ed è stato dilagante negli ultimi anni il fenomeno delle false recensioni. Amazon non ha mai preso una posizione in merito, almeno dal punto di vista legale e almeno fino ad oggi. Il gigante di Bezos ha iniziato a rispondere con una denuncia formale rivolta contro quattro siti che avrebbero venduto false recensioni di prodotti sul celebre portale di e-commerce: parliamo di buyamazonreviews.com, buyazonreviews.com, bayreviews.net e buyreviewsnow.com.

Depositata presso la King County Superior Court, si tratta della prima denuncia di questo tipo che parte da Amazon. È rivolta principalmente al californiano Jay Gentile, l'uomo che sta alla base di alcuni dei servizi citati nei documenti. Secondo Amazon, tuttavia, le false recensioni sono in numero estremamente inferiore rispetto a quelle affidabili, ma comunque un fenomeno da arginare: "Anche se di numero ridotto, queste recensioni minacciano di compromettere la fiducia che i clienti e la maggioranza di venditori e produttori hanno riposto in Amazon, offuscando così il suo brand", recita la denuncia.

E continua: "Amazon proibisce severamente ogni tentativo di manipolare le recensioni dei clienti, e si attiva per rimuovere recensioni non autentiche, false o fuorvianti dal suo sito". Tuttavia, la società specifica che, "nonostante i notevoli sforzi" operati in passato per debellare la pratica, "si sta sviluppando un ecosistema insalubre al di fuori di Amazon per la fornitura di recensioni non autentiche", con un giro di affari che consiste esclusivamente nel vendere questo tipo di recensioni.

Fra le accuse troviamo, fra le tante, violazione di marchio, concorrenza sleale e atti ingannevoli, con Amazon che chiede inoltre un risarcimento danni e la contabilizzazione dei profitti generati con il business delle false recensioni da Gentile e dagli altri esponenti del settore.


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Lo zaffiro di Apple Watch resiste anche al trapano: ecco un test di resistenza estremo

Il sito di riparazioni di dispositivi Apple iPhonefixed ha ricevuto nella settimana un pannello in zaffiro di ricambio per l'imminente Apple Watch. Si tratta di un'unità del modello da 38mm, che di lì a breve è divenuta la sfortunata protagonista, o vittima che dir si voglia, di un test di resistenza estremo. Secondo Apple, lo zaffiro di Apple Watch, è in grado di resistere in maniera esemplare soprattutto ai graffi. Vediamo se è vero.


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HDMI 2.0a, annunciate le nuove specifiche con supporto ai formati HDR

Sono state finalizzate e ufficializzate le specifiche della versione 2.0a dello standard HDMI. L'aggiunta principale è data dal supporto dei formati HDR, che permettono qualità e dettagli superiori sia per quanto riguarda le zone d'ombra dell'immagine, che le parti più luminose.

"Riconosciamo che l'HDR sarà un elemento critico nell'evoluzione dell'industria. Il nostro supporto all'HDR consente ai nostri più di 800 HDMI 2.0 Adopter di sviluppare prodotti leader con supporto all'HDR, pur mantenendo l'interoperabilità con tutto l'ecosistema HDMI", ha dichiarato Robert Blanchard, presidente dell'HDMI Forum.

A Blanchard ha fatto eco Arnold Brown, Chairman dell'HDMI Forum: "Con l'aggiunta dei formati HDR, lo standard HDMI continua il suo supporto ai più recenti formati e alle tecnologie pianificate per i contenuti di Hollywood". Le nuove opzioni di HDMI 2.0a si aggiungono a quelle già concesse dallo standard HDMI 2.0, e come quest'ultimo non richiede nuovi cavi.

Fra queste citiamo la bandwidth teorica massima supportata pari a 18Gbps, che consente pieno supporto alla risoluzione 3840x2160 fino a 60fps e a 32 canali audio contemporaneamente. Lo standard HDMI 2.0 era stato annunciato ufficialmente all'IFA 2013 di Berlino, ed è chiaro che il nuovo 2.0a non sia altro che un aggiornamento marginale.


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La software house di Divinity Original Sin adesso pianifica rilasci annuali

"Il fallimento è un passo irrinunciabile per la creatività", ha detto Swen Vincke, CEO della belga Larian Studios, a GamesIndustry.biz. Secondo Vincke il lancio di Divinity Original Sin è stato del tipo "o la va o la spacca", visto che i rischi erano tantissimi e le possibilità di ottenere successo realmente molto scarse, vista la natura indipendente del titolo.

Oggi Divinity Original Sin viene considerato come il miglior gioco di ruolo dell'industria dei videogiochi da moltissimi giocatori.

Divinity Original Sin

Lo studio di Québec di Larian conta adesso 10 persone, rimanendo quindi in perfetta armonia con la filosofia indipendente di Larian. Collabora con le altre sedi di Gand, Belgio, e di San Pietroburgo, Russia.

Ma entro tre anni lo studio di Québec sarà composto da 40 persone, e questo gli consentirà di lavorare autonomamente su un proprio gioco. "Con tre studi che sono in grado di lavorare su un proprio titolo, avremo l'opportunità di rilasciare un nuovo gioco per ogni anno. Questo vuol dire che lo sviluppo di ciascun titolo durerà tre anni: è un lasso di tempo molto lungo, ma noi preferiamo fare giochi di qualità invece che rilasciare titoli troppo in fretta. Questa è la differenza tra una società indipendente e una compagnia che invece deve rendere conto agli azionisti".

"Il nostro obiettivo non è quello di abbassare i costi di produzione, ma di continuare a fare giochi di qualità in un ambiente diverso rispetto al solito dell'industria dei videogiochi. Siamo un piccolo lottatore che si scontra con dei giganti, ma siamo totalmente indipendenti nel senso che ci occupiamo autonomamente di ogni fase della creazione dei nostri giochi, distribuzione compresa".

Complessivamente, oggi Larian conta 70 impiegati distribuiti fra tutti i suoi studi.


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Un primo sguardo a Deus Ex Mankind Divided

Written By Unknown on Kamis, 09 April 2015 | 23.04

Il primo trailer cinematogafico di Deus Ex Mankind Divided è spettacolare e ispiratore. Seguito diretto di Human Revolution, Mankind Divided farà parte del programma Gaming Evolved di AMD, e beneficerà del supporto Microsoft DirectX 12 e AMD TressFX grazie al nuovo Dawn Engine.


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Popcorn Time disponibile su iOS in barba a tutte le restrizioni di App Store

Nei primi mesi dello scorso anno si è molto parlato di Popcorn Time, un'applicazione per la fruizione gratuita di film in streaming naturalmente con vie illecite. L'obiettivo era quello di rendere il download di contenuti multimediali pirata semplice come la riproduzione di film sui canali leciti, come ad esempio Netflix, o l'italiano Infinity.

Popcorn Time su iOS
Fonte: TheNextWeb

Il problema è che Popcorn Time è riuscito nel proprio obiettivo, consegnando un servizio con trasferimenti in peer-to-peer (del tutto trasparenti per l'utente) di grande qualità con prestazioni paragonabili, se non superiori, ai servizi più blasonati del settore. Dopo essere sbarcato su Android e Chromecast, Popcorn Time è riuscito a valicare anche le ferree restrizioni di App Store.

Il servizio illecito di video streaming è oggi disponibile anche su iPhone e iPad con software non modificato, senza jailbreak quindi. Il tutto è possibile attraverso un installer da eseguire su un PC Windows, con il quale appunto installare l'applicazione sul dispositivo iOS senza troppe procedure complesse. Ad oggi non è difficile prevedere quale sarà la reazione di Apple e siamo sicuri che sarà solo questione di tempo.

Il team alla base del servizio ne è comunque consapevole: "I ragazzi che hanno sviluppato l'installer non hanno dubbi che questo sarà un lungo percorso in cui si giocherà al gatto e topo con Apple", ha dichiarato a TNW. "(Apple) probabilmente non gradirà che è stato infranto il suo ecosistema chiuso. Ma considerando il loro lavoro attuale, e i futuri aggiornamenti previsti per l'installer su cui stanno già lavorando, possiamo dire che siamo già pronti ad affrontare ogni ostacolo che Apple lancerà in questo percorso".

Popcorn Time su iOS

Ad oggi, dopo un anno dalla sua diffusione di massa, nessuno è riuscito ad ostacolare Popcorn Time, ed è probabile che i ragazzi alla base dello sviluppo dell'installer per iOS sappiano quello che dicono. L'applicazione per iOS è comunque parecchio primordiale ad oggi: l'interfaccia non è per niente curata e le prestazioni decisamente migliorabili, ma per molti utenti l'importante è poter disporre di una corposa libreria di contenuti pirata (in lingua inglese e con eventuali sottotitoli).

Ma la vera notizia non è la presenza di Popcorn Time sui dispositivi iOS, ma che l'intero ecosistema è stato scardinato da un prodotto che viola in maniera palese le norme principali di App Store, il tutto senza nemmeno scomodare il jailbreak.


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YouTube presto anche a pagamento per rimuovere i banner pubblicitari

Arriverà entro la fine dell'anno il servizio di abbonamento a pagamento di YouTube rivolto a chiunque odia i banner commerciali. Se per questi utenti la novità potrebbe essere positiva, apparentemente le notizie non sono così piacevoli per i partner del servizio, che saranno costretti ad accettare le nuove direttive. La novità è stata annunciata da una lettera inviata da YouTube a tutti i partner, ovvero a coloro che caricano video sul servizio guadagnando con le visualizzazioni.


Clicca per visualizzare la lettera per intero

La lettera non specifica quanto sarà l'importo richiesto, probabilmente di circa 10 dollari mensili secondo quanto rivelato da Bloomberg. I partner, inoltre, non potranno che accettare i nuovi termini altrimenti tutti i video caricati saranno impostati come privati. Il tutto, nonostante siano anche previsti dei cambiamenti sulle metodologie per i pagamenti applicate da Google e rivolte ai "professionisti" del Tubo.

La spiegazione non risulta ad oggi delle più chiare: "YouTube ti pagherà il 55% del totale dei ricavi netti rilevati da YouTube dagli abbonamenti attribuibili alle views mensili o al tempo di visione impiegato sui tuoi contenuti come percentuale delle views mensili o del tempo di visione di tutti o di parte dei contenuti partecipanti alla relativa offerta di sottoscrizione", scrive testualmente YouTube nella lettera.

Spiegando poi in termini più semplici: "In sostanza, se qualcuno paga per una sottoscrizione e guarda un tuo video, riceverai una percentuale del canone pagato dall'utente sulla base di quanto stabilito da YouTube, come accade adesso con la pubblicità". La società non ha ancora stabilito se si tratta di un "piccolo quantitativo di denaro" o meno, e non è facile prevedere al momento se l'iniziativa sarà un successo (e i partner ne godranno i vantaggi) o meno.

Il nuovo piano di abbonamenti verrà introdotto parallelamente al servizio YouTube Music Key, anch'esso a pagamento, ma sarà naturalmente slegato da quest'ultimo. La società non ha annunciato ufficialmente le tempistiche del rilascio della nuova opzione, tuttavia i nuovi termini saranno validi a partire dal prossimo mese di giugno, elemento che fa pensare che la novità sia tutt'altro che lontana.

Un'ottima opzione per chi detesta le interruzioni pubblicitarie, ma al tempo stesso sostanzialmente inutile. Su YouTube i banner sono facilmente aggirabili con accortezze minime e del tutto gratuitamente, anche se parliamo di pratiche con le quali non si supporta economicamente un sito, YouTube per l'appunto, che necessita di notevoli investimenti sul piano della gestione dell'infrastruttura. Del resto, gli utenti infastiditi dalle pubbicità sanno già come rimuoverle, mentre gli altri probabilmente non si fanno troppi problemi in merito.

Un abbonamento di 10$ mensili solo per ridurre l'impatto della pubblicità sul sito sembra forse un po' eccessivo, anche se la novità potrebbe venire accompagnata da feature aggiuntive come l'accesso a canali specifici, o da un aumento della presenza degli sponsor per gli utenti non paganti, e questo di certo non ci piacerebbe, non ci piacerebbe per niente.


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TSMC, aggiornamenti sulle roadmap per i 16nm e i 10nm

La fonderia taiwanese TSMC ha annunciato i piani per il debutto di una nuova versione, più compatta ed energicamente meno dispendiosa, del processo FinFET a 16 nanometri e ha svelato la tabella di marcia per i nodi di processo futuri. La compagnia intanto avvierà la produzione in volumi del processo 16nm FinFET Plus (16FF+) nel corso della metà dell'anno e a partire dal prossimo anno avvierà le operazioni di un nuovo stabilimento che si concentrerà sulla produzione a 10 nanometri. A darne notizia è il sito web EEtimes.

TSMC afferma che i chip prodotti utilizzando il processo 16FF+ saranno contraddistinti da prestazioni superiori del 10% rispetto ai nodi concorrenti, consumeranno il 50% in meno di un SoC da 20nm e avranno un cycle time doppio rispetto a quello dei chip a 20 nanometri. La fonderia avrà oltre 50 tape-out entro la fine dell'anno che copriranno processori applicativi, GPU, processori per il campo automotive e networking.

Mark Liu, co-CEO di TSMC, ha inoltre osservato che l'azienda ha collaborato con ARM su un processore Cortex-A72 che fa leva sul processo 16FF+ per ottenere prestazioni 3,5 volte superiori rispetto ad un processore Cortex A-15 (alla base di NVIDIA Tegra 5 e Samsung Exynos 5 e prodotto a 32/28nm con possibilità di arrivare a 22nm) consumando al contempo il 75% in meno di energia. TSMC e ARM continueranno a collaborare anche sulla prossima generazione di processi produttivi.

La compagnia ha inoltre sviluppato il prcesso 16FFC, una versione più compatta, per i prodotti consumer, dispositivi wearables e smartphone di fascia media e bassa. Questo processo riduce il consumo energetico del 50% rispetto a quanto possibile con le soluzioni attuali e i tapeout dei prodotti sono attesi nella seconda metà del 2016.

Mentre la tecnologia TSMC a 16 nanometri arriverà comunque non prima dell'estate, la compagnia ha già illustrato le tempistiche indicative per il processo a 10 nanometri. Questo processo avrà una densità più che doppia rispetto al processo a 16 nanometri assieme ad un guadagno di prestazioni del 20% e ad una riduzione dei consumi del 40%. TSMC ha già dato dimostrazione di un chip SRAM da 256MB realizzato con questo processo. L'azienda taiwanese si aspetta di poter essere in produzione entro la fine del 2016, per la produzione in volumi nella prima parte del 2017.


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Apple Watch stroncato, o quasi, nelle prime recensioni d'oltreoceano

La stampa americana è sempre stata molto flessibile nei giudizi nei confronti dei prodotti Apple. Molte testate reputano il colosso di Cupertino come una realtà di casa non solo dal punto di vista geografico, ma anche per l'approccio della società verso il mercato tecnologico. Nonostante ciò, le prime recensioni d'oltreoceano del nuovo Apple Watch non sono così lusinghiere come potevamo attenderci. Intendiamoci, Apple Watch non ne esce con le ossa spezzate, tuttavia in ogni recensione c'è sempre un però.

Apple Watch

Le prime recensioni sono state pubblicate a qualche settimana dal rilascio ufficiale dell'orologio della Mela, che avverrà il prossimo 24 aprile. L'impressione generale è che Apple Watch è un buon prodotto con un potenziale enorme, ma non ancora sfruttato appieno. Un orologio forse più capace rispetto ai concorrenti diretti, ma che vuole fare troppe cose discretamente, piuttosto che focalizzarsi su un'area e farlo bene. In più, sembrerebbero presenti gravi problemi prestazionali, forse relativi ad una versione ancora non definitiva del software.

Non è chiuso nemmeno il capitolo relativo all'autonomia operativa. I pareri delle prime recensioni sono contrastanti, con alcuni redattori insoddisfatti dalla durata della batteria dell'orologio e altri che addirittura scrivono che è l'iPhone a non riuscire a stare dietro al Watch della Mela. L'interfaccia, poi, non è altrettanto intuitiva come su altri prodotti Apple, e necessita di giorni per poter essere padroneggiata a dovere. Insomma, un prodotto non per tutti, pensato per chi si è avvicinato da poco alla tecnologia ma con parecchi problemi di gioventù, fra cui una grave crisi d'identità.

Cosa fa bene Apple Watch? Probabilmente nulla come qualsiasi altro smartwatch, categoria limitata da display troppo piccoli e comandi vocali non all'altezza da poter rappresentare il metodo di input principale. Ma Apple Watch ha un numero enorme di funzionalità, a cui si aggiungeranno presto miriadi di applicazioni che aggiungeranno valore al prodotto della Mela. È il migliore smartwatch in circolazione, ci dicono gli americani, ma non è ancora in grado di dirci dove vuole parare veramente la categoria. Al momento Apple Watch sembra più un prodotto di moda che un gadget tecnologico vero e proprio.

Apple Watch

Passiamo in rassegna le diverse testate giornalistiche del web americane fra quelle che hanno recensito Apple Watch.

The Verge: Nilay Patel sostiene che Apple Watch sia "lo smartwatch più capace fra quelli disponibili ad oggi". Il suo problema più evidente è, tuttavia, che è pur sempre uno smartwatch, con tutti i limiti del caso. Il giornalista non riesce a trovare una destinazione d'uso che sia soddisfacente, verificando inoltre performance assolutamente migliorabili soprattutto nella sincronizzazione dei dati con l'iPhone. Si tratta di una problematica da verificare nuovamente al lancio del prodotto, visto che il software non è definitivo, a detta di Apple, e potrebbe avere netti miglioramenti sul piano prestazionale. Anche la batteria non è convincente secondo The Verge, e si arriva facilmente al 10% già alle 7 di sera.

Re/code: pareri in leggero contrasto da parte di Lauren Goode, che scrive che l'autonomia operativa di Apple Watch è in realtà soddisfacente. Lo smartwatch della Mela non riesce a raggiungere altri prodotti della concorrenza da questo punto di vista, ma in alcuni casi potrebbe durare anche più dell'iPhone abbinato. È un prodotto pensato per l'appassionato del marchio di Cupertino, ma non un capolavoro senza tempo. L'interfaccia è un po' difficile da gestire secondo Goode, ma in pochi giorni si padroneggia bene e si familiarizza con la Digital Crown.

Yahoo Tech: David Pogue ha trovato utile l'orologio di Apple se utilizzato con funzionalità basilari, come il tracciamento degli spostamenti, chiamate vocali mantenendo libere le mani, e l'uso di Apple Pay. L'orologio è utile anche per "filtrare" le notifiche dell'iPhone, scegliere le uniche che possono interessarci in un determinato momento, e lasciarci disturbare solo da queste. Insoddisfacente l'autonomia operativa: dopo 18 ore lo smartwatch di Cupertino si spegne inesorabilmente. È un dispositivo "quasi magico" per Yahoo Tech, ma si rivolge più a un pubblico modaiolo che "geek".

New York Times: i primi tre giorni di utilizzo di Apple Watch sono stati "frustranti" secondo Farhad Manjoo, che poi ha imparato ad apprezzare lo smartwatch. Il colpevole è l'interfaccia particolare pensata dalla Mela: "Anche se dalle demo sembra semplice utilizzarlo, ci sono delle profondità inesplorate nell'orologio", ha scritto Manjoo, continuando, "servono un paio di giorni per capire cosa può fare, e come farlo". Secondo NYT, Apple Watch è utile per leggere rapidamente le notifiche e gestire i promemoria senza essere distratti da altre funzionalità: "È molto meno immersivo rispetto ad un telefono. Non sono molte le cose che puoi fare con un display così piccolo", così capita raramente di iniziare a fare tutt'altro rispetto alle intenzioni principali.

Insomma, dietro alle apparenze positive delle recensioni si cela un certo malcontento verso l'orologio di Apple, che parte da un pubblico, quello americano, che spesso è estremamente entusiasta nei confronti dei prodotti di Cupertino. Il sentore generale è quello di trovarsi di fronte ad un dispositivo estremamente valido sul piano tecnologico, ma che ancora manca di una reale motivazione con cui spiccare. È la prima generazione di quella che potrebbe divenire una rivoluzione, insomma, ma quella rivoluzione sembra al momento rimandata.


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Dal Caltech uno scanner 3D a portata di smartphone

La mania di scattare fotografie e selfie con il cellulare potrebbe trasformarsi, in un futuro non troppo lontano, in una nuova pratica di replicare oggetti tridimensionali. Il California Institute of Technology ha infatti realizzato un sensore di dimensioni sufficientemente ridotte da poter essere ospitato in dispositivi compatti e portatili e capace di rilevare i dettagli tridimensionali di un oggetto e di agire, di fatto, da scanner 3D.

Come gli appassionati di fotografia ben sapranno, i pixel del sensore di una comune fotocamera digitale hanno il compito di registrare l'intensità della luce ricevuta da uno specifico punto della zona che stanno inquadrando. Quest'informazione, opportunamente elaborata, processata e unita a quella raccolta dagli altri pixel permette di ottenere una fotografia digitale.

Nel sensore sviluppato dal Caltech, che prende il nome di Nanophotonic Coherent Imager (NCI), ciascun pixel funge da piccolo interferometro ed è capace di fornire non solo l'intensità luminosa ma anche la distanza dell'oggetto inquadrato dal sensore stesso.

Il principio di funzionamento è lo stesso alla base dei sistemi LIDAR, dove un oggetto viene illuminato da un particolare fascio di luce laser. La luce riflessa dall'oggetto viene analizzata con opportune tecniche di interferometria che permettono di ottenere informazioni circa dimensioni e distanza dell'oggetto stesso. Tutto ciò è possibile grazie al concetto ottico della coerenza: due onde sono coerenti quando hanno la stessa frequenza e quindi creste e ventri delle due onde sono allineate.

L'oggetto viene illuminato con un fascio di luce coerente, che viene quindi riflessa e raccolta dall'NCI. A questo punto l'intensità, la fase e la frequenza della luce riflessa è confrontata con il riferimento del fascio di luce coerente, potendo quindi fornire informazioni utili per determinare l'esatta distanza del punto. La luce viene quindi convertita in un segnale elettrico che contiene tutte le informazioni necessarie per creare un'immagine tridimensionale.

Il sensore del Caltech è in pratica un array di piccolissimi Lidar posti l'uno accanto all'altro. Attualmente il sensore è composto da una matrice di 16 Lidar, che permette di ottenere singole immagini di 16 pixel ciascuna. Mediante opportune tecniche è possibile effettuare scansioni sequenziali che ricomposte in un secondo momento possono offrire immagini di maggiori dimensioni complessive.

Utilizzando il particolare sensore i ricercatori del Caltech sono stati in grado di ottenere la rappresentazione tridimensionale di una moneta da un penny da una distanza di circa mezzo metro con una risoluzione nell'ordine dei micron. In futuro dovrebbe essere possibile realizzare sensori provvisti di centinaia o migliaia di lidar ed estendere le possibilità di impiego ad altri campi, come quello medico o quello delle interfacce uomo-macchina.


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Skype Translator ora anche in italiano. Le nostre impressioni

Arriva anche nel nostro idioma Skype Translator, che permette di tradurre in maniera quasi simultanea le conversazioni vocali in lingua inglese, italiana, spagnola e anche in mandarino
Skype Translator è ora disponibile anche in italiano, aprendo nuovi scenari per comunicare con chi non capisce il nostro idioma, ma anche per gli italiani che mal digeriscono inglese, spagnolo e mandarino. Per meglio chiarire si cosa di parla, in senso letterale, il riferimento va alle videochiamate e chiamate vocali verso altri utenti Skype e non attraverso la chat scritta, dove il servizio di traduzione simultanea è attivo da tempo per una cinquantina di lingue.

Una tecnologia, basata sul deep learning, che mette le basi ad un servizio che diverrà sempre più raffinato e preciso col passare del tempo. Da oggi, insomma, Skype assume le vesti di un'interprete virtuale fra noi e i nostri interlocutori. Ma come funziona questo nuovo servizio?

Proprio ieri, giorno del lancio abbiamo potuto parlare con Olivier Fontana, Hightech (devices, solutions, SAAS) B2B Product and Business leader di Microsoft, che ci ha brevemente spiegato la tecnologia alla base di questo Skype Translator e ci ha introdotto così a una demo dello stesso, nella quale abbiamo potuto provare la nuova applicazione in tutto il suo potenziale.

La tecnologia alla base di Skype Translator è simile a quella che troviamo in altri servizi in cui è richiesto il riconoscimento vocale, come ad esempio Cortana, l'assistente vocale di Microsoft. Tecnologia che è stata però potenziata e migliorata per poter conseguire al meglio lo scopo del servizio Skype. Se, infatti, una applicazione come può essere Cortana funge principalmente da assistente, al quale possiamo ad esempio chiedere di ricordarci un appuntamento o la data di un compleanno, azioni tutto sommato semplici e quasi seriali, il compito di Skype Translator è decisamente più complesso in quanto la varietà di argomenti e di situazioni con le quali avremo a che fare sarà immensamente più vasta. Basti pensare alle cose di cui potremmo parlare con un amico dall'altra parte del mondo, spaziano dai racconti delle vacanze estive, a quello che abbiamo mangiato per pranzo, alle situazioni sentimentali e molte altre. Insomma, non abbiamo un pattern d'utilizzo tipico ed è per questo che la tecnologia alla base deve essere molto più sofisticata, specialmente nella parte di machine learning.

Del resto l'ammontare dei dati generati da un simile sistema di traduzione istantanea è enormemente più grande di quello di un semplice strumento di ricerca, per quanto in entrambi i casi alla base abbiamo una tecnologia simile di riconoscimento vocale. Il database di questi dati, fino ad ora insesistente è stato costruito utilizzando centinaia di ore di film sottotitolati in diverse lingue, per i quali era quindi già disponibile il parlato e la traduzione scritta. Database che è stato poi incrociato con ore e ore di conversazione tra linguisti e tecnici in modo da far assimilare il maggior numero di dati possibili al sistema.

Si è giunti quindi a una versione del servizio in grado di offrire un buon feedback e di tradurre in maniera discreta conversazioni anche abbastanza complesse. Ne abbiamo avuto una dimostrazione proprio ieri, quando ci è stato proposto di testare il nuovo Skype Translator in prima persona. Abbiamo colloquiato, spaziando tra diversi argomenti, con una persona seduta di fronte ad un PC a Madrid in Spagna. Il nostro interlocutore parlava inglese, mentre noi, comodamente seduti in ufficio a Milano, siamo stati invitati a rispondere tranquillamente in italiano.

Il nostro scetticismo riguardo la precisione e la rapidità della traduzione è stato neutralizzato sin dai primi istanti. Nonostante l'accento del nostro interlocutore non fosse perfetto, in quanto spagnolo che parlava inglese, il sistema di riconoscimento è riuscito sin da subito ad analizzare le frasi correttamente e a fornire una traduzione sufficientemente precisa. Si tratta di un risultato che ci ha sorpreso soprattutto per il fatto che il parlare e l'intraprendere un discorso con un interlocutore come abbiamo fatto noi implica l'utilizzo di un gergo sicuramente informale e spesso ci porta a parlare velocemente senza dare troppo peso alla forma. A stupire è quindi il già buon livello di apprendimento raggiunto, soprattutto per quanto riguarda la nostra lingua che, appena introdotta, non può sicuramente vantare lo stesso volume di dati che invece caratterizza il database della lingua inglese.


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Nuovi processori Core i3 e Pentium in arrivo, ma ancora della famiglia Haswell

Written By Unknown on Kamis, 26 Maret 2015 | 23.04

Nel corso del terzo trimestre dell'anno Intel renderà disponibili i primi processori basati su architettura Skylake, nome in codice che contraddistingue le soluzoni della famiglia Core costruite con tecnologia. Questo tuttavia non limiterà Intel nel lancio di nuovi processori basati su architettura Haswell, con modelli appartenenti alle famiglia Core i3 e Pentium.

Nella tabella seguente le specifiche tecniche dei nuovi processori attesi al debutto, così come indicato dal sito CPU-World.

Modello

Cores Threads Clock Cache L3 GPU TDP
Core i3-4370T 2 4 3,3GHz 4MB HD4600 35Watt
Core i3-4170T 2 4 3,2GHz 3MB HD4400 35Watt
Core i3-4170 2 4 3,7GHz 3MB HD4400 54Watt
Pentium G3470 2 2 3,6GHz 3MB HD 53Watt
Pentium G3460T 2 2 3GHz 3MB HD 35Watt
Pentium G3260T 2 2 2,9GHz 3MB HD 35Watt
Pentium G3260 2 2 3,3GHz 3MB HD 53Watt

Sono tutte soluzioni di tipo dual core, con la tecnologia HyperThreading che è abilitata nelle soluzioni della famiglia Core i3 mentre è assente in quelle Pentium. Il TDP varia da un minimo di 35 Watt sino a 53-54 Watt per le versioni sprovviste di suffisso T: in entrambi i casi si tratta di valori compatibili con sistemi di raffreddamento dalle dimensioni contenute.

Da segnalare come le CPU Core i3 adottino GPU dalla superiore potenza di calcolo, con i modelli HD4600 e HD4400 a seconda delle versioni di processore, rispetto alla grafica Intel HD abbinata ai processori Pentium. Questo è un approccio abitualmente seguito da Intel, così da meglio diversificare le proprie proposte in funzione del prezzo d'acquisto al quale vengono proposte pur restando invariata l'architettura alla base della componente CPU.


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Sigma 50mm f/1.4 DG HSM Art, molto più che normale

Il 50mm è l'obiettivo più classico in fotografia, e la focale 50mm in assoluto la più utilizzata. La "naturalezza" che regala, in termini di angolo di campo e percezione della prospettiva, ne fa una scelta adatta, se non ottimale, per un gran numero di scatti: dal ritratto alla cerimonia, ma anche street/reportage e, perché no, anche un pizzico di paesaggio per ottenere una prospettiva diversa dalla classica grandangolare.

Chi acquista la sua prima reflex digitale, tipicamente acquista anche uno zoom standard; qualora si trattasse, ad esempio, di un modello APS-C, lo zoom sarebbe quasi certamente un 18-55mm. La focale di 50mm è quindi già "coperta". Perché acquistare anche un 50mm a focale fissa?


Migliore resa fotografica, apertura massima più elevata ed ergonomia sono tre elementi fondamentali che possono spingere il fotografo esperto verso l'obiettivo a focale fissa. Anche in tempi di zoom, i 50mm "prime" hanno quindi, a nostro avviso, ancora molto da dire. Oggi più che mai.

Lo sviluppo dei sensori ha infatti portato i costruttori a rivedere le loro linee, introducendo nuovi modelli in grado di tenere il passo delle elevatissime risoluzioni attuali, e i primi risultati di queste revisioni hanno interessato proprio gli obiettivi standard. Alla già ampia disponibilità di buoni 50mm si sono quindi aggiunti, recentemente, prima Zeiss con il suo Otus 55mm f/1.4, e a breve distanza Sigma con il suo 50mm "Art". La disponibilità di 50mm qualitativamente eccellenti è quindi, oggi, particolarmente ampia.

Uno dei generi in cui un 50mm luminoso come il Sigma 50mm f/1.4 Art trova applicazione è la fotografia di boudoir. Ecco 30 scatti di esempio in luce naturale.
Un particolare ringraziamento, oltre che alla bellissima Elisa, va a Giorgia Carena, professionista della "scuderia" Nikon Photographers nonché anima dell'evento, e alla make up artist Roberta Demolli.

In questo articolo recensiremo il Sigma 50mm f/1.4 DG HSM Art (attacco EF), confrontandolo con le principali alternative, e in particolare con il Canon EF 50mm f/1.2L USM che, per qualità costruttiva e fascia di prezzo, è il rivale più prossimo (anche se la prova svelerà che si tratta di due prodotti con anime molto diverse).
Per la prova è stato utilizzato principalmente il corpo macchina EOS 5D Mark III, ma anche altri corpi Canon più datati come la EOS 1D Mark II N, per verificare la compatibilità del Sigma.   


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HyperX Predator PCIe, top di gamma SSD in casa Kingston

Kingston ha da tempo lanciato una vasta gamma di prodotti della famiglia HyperX, destinati al pubblico casalingo che va alla ricerca delle massime prestazioni per il proprio PC. Esistono quindi serie HyperX che vanno dalle memorie alle cuffie, dai dongle USB agli SSD.

In questi giorni Kingston ha presentato SSD HyperX Predator PCIe, che va a collocarsi nella fascia più alta degli SSD proposti dall'azienda, sempre destinati al pubblico enthusiast a cui non bastano i "normali" SSD con interfaccia SATA 6Gbps e relative limitazioni. I nuovi SSD Kingston sfruttano quindi l'interfaccia PCIe, che portano il transfer rate massimo a 1400MB/s in lettura e 1000MB al secondo in scrittura con il modello da 480GB, mentre il meno capiente e più economico 240GB vede la velocità di scrittura scendere a 600MB al secondo.

Il controller utilizzato è il Marvell 88SS9293, mentre sul form factor l'offerta si articola in due soluzioni possibili. La prima prevede l'utilizzo del form factor M.2, presente in alcune schede madri di recente realizzazione. Chi non disponesse di questo connettore può optare sul form factor HHHL (half-height half-length). Di cosa si tratta? Fondamentalmente di un adattatore da collegare alla scheda madre come se fosse una scheda video, nel quale inserire HyperX Predator nel formato M.2. Di seguito le sigle dei modelli specifici:

SSD PCIe HyperX Predator

Part Number Caratteristiche
SHPM2280P2/240G Form factor M.2, 240GB
SHPM2280P2/480G Form factor M.2, 480GB
SHPM2280P2H/240G Form factor HHHL, 240GB
SHPM2280P2H/480G Form factor HHHL, 480GB
SHPM2280P2H/960G Form factor HHHL, 960GB

I più attenti avranno notato che abbiamo nominato solo due modelli, 240GB e 480GB, mentre nella tabella si vede anche un 960GB con form factor HHHL; si tratta di un modello che arriverà fra due o tre mesi, ma che attualmente non viene commercializzato. Le unità SSD HyperX Predator sono dotate di 3 anni di garanzia e supporto tecnico gratuito.


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CCleaner Portable

scheda aggiornata 3 ore fa

CCleaner Portable è una particolare versione del ben noto tool CCleaner appositamente realizzata per essere utilizzata e trasportata su pen drive USB. Le funzionalità sono divise in quattro macro-aree denominate Cleaner, Registry, Tools e Options; in queste differenti sezioni sono organizzati semplici ma validi strumenti per la pulizia del sistema e del registro.


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Da EVGA una GeForce GTX 980 in overclock con dissipatore all-in-one a liquido

Mercoledì, EVGA ha annunciato una nuova scheda video basata su GeForce GTX 980 e caratterizzata da un sistema di dissipazione a liquido all-in-one, dotato pertanto di pompa, tubi, radiatore e ventola in un unico bundle. A differenza di altri sistemi fatti o configurati in casa, il dissipatore non richiede alcun tipo di manutenzione nel corso del tempo, pur mantenendo buoni vantaggi sul fronte delle prestazioni.

EVGA GeForce GTX 980 HYBRID

Sebbene gli all-in-one non siano particolarmente diffusi nell'ambito delle schede video, abbiamo visto lo scorso anno AMD offrire la propria Radeon R9 295X2 con un sistema per la dissipazione termica non troppo differente. La nuova EVGA GeForce GTX 980 HYBRID è similmente dotata di un radiatore da 120mm con inclusa una ventola di pari diametro a velocità variabile.

Una caratteristica indispensabile per garantire al tempo stesso prestazioni elevate quando richiesto dal software in esecuzione, aumentando il regime di rotazione della ventola, e una rumorosità di funzionamento estremamente contenuta quando invece la scheda video non è sotto torchio. Il dissipatore ha una base in rame per la GPU ed è a contatto separatamente anche con VRM e memoria RAM.

Di base la nuova scheda video EVGA viene proposta con un sensibile overclock che porta la frequenza operativa dagli originali 1.126MHz a 1.291MHz (1.393 in boost, contro i 1.216 originali). L'architettura della GPU resta naturalmente la medesima, con 2.048 CUDA Core e interfaccia per la memoria da 256-bit. Invariata anche la frequenza di funzionamento della RAM, pari a 7.010MHz come sulla reference.

EVGA GeForce GTX 980 HYBRID

Il kit per il raffreddamento a liquido è proposto anche in versione stand-alone per tutti i possessori della GeForce GTX 980 di EVGA tradizionale. Secondo le specifiche rilasciate dalla società, questo dovrebbe garantire un consistente abbattimento delle temperature a pieno carico (da 70 a circa 45°C), anche se non possiamo naturalmente confermare la veridicità di tali affermazioni non disponendo di un sample di prova.

EVGA non ha ancora ufficializzato informazioni su prezzo e disponibilità della scheda, mentre ulteriori dettagli possono essere trovati in questa pagina, sul sito ufficiale della società.


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Microsoft Lumia 640 disponibile in Italia dal 3 aprile

Annunciato ufficialmente durante lo scorso Mobile World Congress 2015 in quel di Barcellona, il nuovo Microsoft Lumia 640 è un altro dispositivo democratico pensato per la produttività. La società ha svelato i piani per il mercato italiano, ufficializzando prezzo e data di lancio per il suo nuovo esponente della famiglia: Lumia 640 sarà disponibile in Italia a partire dal 3 aprile al prezzo di 189€ e solo in versione 4G LTE.

Microsoft Lumia 640

Riassumiamo brevemente le caratteristiche hardware essenziali del dispositivo: sotto la scocca troviamo un processore quad-core Qualcomm Snapdragon 400 da 1,2GHz supportato da 1GB di RAM e 8GB di storage integrato espandibile attraverso microSD. Lo smartphone adotta un display da 5" a risoluzione HD (1280x720), mentre il tutto viene alimentato da una batteria rimovibile da 2.500mAh.

Due le fotocamere: la principale usa un sensore da 8 megapixel con autofocus e flash LED, mentre la frontale è da 1 megapixel con lenti a fuoco fisso. Con uno spessore di 8,85mm e un peso di 145g, Lumia 640 è un dispositivo compatto in relazione alle dimensioni del display. Verrà proposto nativamente con la suite Office e OneDrive preinstallati, in modo da permettere un minimo di produttività anche in mobilità.

Lumia 640 verrà venduto in quattro declinazioni di colore differenti: ciano lucido, arancione, bianco e nero opaco. A dare vita al tutto troveremo naturalmente Windows Phone, in versione 8.1 con aggiornamento Lumia Denim. Microsoft ha sottolineato che il dispositivo è compatibile con l'aggiornamento a Windows 10, che verrà rilasciato prossimamente entro la fine dell'anno in corso.

Maggiori informazioni su Microsoft Lumia 640 in questa pagina, sul sito ufficiale Microsoft.


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Annunciato Halo Online per la Russia. È un'esclusiva PC

343 Industries, la software house che si occupa della serie principale di Halo, ha annunciato Halo Online, un progetto che verrà portato avanti congiuntamente dai partner Saber Interactive e Innova Systems. Si tratta di uno sparatutto multiplayer gratuito unicamente per PC e destinato solo al mercato russo. Il lancio della closed beta è previsto nel corso della primavera.

Halo Online è basato su una versione profondamente modificata del motore grafico di Halo 3. La tecnologia è stata ottimizzata per fare in modo che Halo Online possa girare anche sulle configurazioni meno performanti. Non ci sarà la modalità campagna e il gioco sarà ambientato sulla stazione spaziale Anvil dell'UNSC. Su questa installazione i soldati Spartan-IV allenano le proprie abilità per la battaglia e sperimentano le nuove tecnologie.

Durante la closed beta il team di sviluppo continuerà a migliorare l'esperienza di gioco modificando il gameplay, le feature e l'economia in-game. Sembra, quindi, che si tratti di un titolo free-to-play con microtransazioni interne. Per il momento non è previsto il lancio di Halo Online nei territori esterni alla Russia. Saber Interactive è una software house americana, con una filiale distaccata a San Pietroburgo, che in passato ha realizzato TimeShift, Inversion e la versione Xbox 360 di Halo: Combat Evolved Anniversary.

"Halo Online ci dà la possibilità di imparare come invogliare nuovi giocatori a entrare nell'universo Halo", si legge sul sito di 343 Industries. "Siamo entusiasti di poter rilasciare un'esperienza multiplayer di Halo esclusivamente per PC costruita su misura per i giocatori russi".


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Online una guida completa alla programmazione con API Mantle

Written By Unknown on Sabtu, 21 Maret 2015 | 23.59

AMD ha reso disponibile nei giorni scorsi la Mantle API Programming Guide, un manuale di ben 450 pagine che illustra ai programmatori quali siano le potenzialità delle API Mantle e come trarne beneficio nella scrittura di codice per le proprie applicazioni.

Il download della guida alla programmazione delle API Mantle è disponibile gratuitamente a questo indirizzo.

Ricordiamo come poco più di 2 settimane fa, in concomitanza con il Game Developer Conference, AMD abbia tenuto una conferenza pubblica con la quale è stato evidenziato quello che sarà lo sviluppo futuro di queste API alla luce della prossima disponibilità delle API DirectX 12 di Microsoft. Il 2015 sarà per queste API un anno di transizione, con uno sviluppo futuro delineato nei seguenti punti:

  • AMD continuerà a supportare i partner sviluppatori di giochi che hanno scelto di implementare il supporto Mantle all'interno di propri titoli;
  • AMD ha intenzione di rendere disponibile una SDK di Mantle pubblica;
  • AMD continuerà a sviluppare le API Mantle, operando come una piattaforma di innovazione grafica per l'azienda disponibile per partner selezionati che presentino specifiche necessità.

Il futuro di Mantle è quindi sempre più legato a quello delle API DirectX 12; queste ultime sono del resto basate su un approccio alla programmazione che mira a ridurre sensibilmente l'overlay presente con le API DirectX 11 e in questo modo permettere di ottenere un sensibile incremento delle prestazioni lato GPU oltre che un minor carico di lavoro per la componente CPU.

Quelle Mantle sono API disponibili al momento, con le quali gli sviluppatori anche grazie alla documentazione tecnica fornita da AMD possono sviluppare nuove applicazioni che sfruttino al meglio le potenzialità delle GPU AMD con architettura Graphics Core Next.


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Il futuro di NVIDIA passa per i computer che apprendono

Carismatico, anticonformista, brillante ma con le idee molto chiare: così si presenta dal vivo Jen-Hsun "Jensen" Huang, nativo di Taiwan ma cresciuto negli USA, famoso agli appassionati per essere il CEO e presidente di NVIDIA fin dal 2008. Chiude oggi i battenti in via ufficiale il GTC 2015 tenutosi in Silicon Valley, quella stessa GPU Technology Conference della quale abbiamo dato ampia copertura in questi giorni sulle pagine di Hardware Upgrade.


Jen-Hsun "Jensen" Huang  

Rosario Grasso, invitato di Hardware Upgrade all'evento, ha avuto l'opportunità di intervistare Mr. Jensen, toccando temi importanti che offrono una panoramica esaustiva su quello che è il concetto di futuro per NVIDIA. Si commetterebbe un errore pensando che NVIDIA sia solo "quella delle schede video", e il concetto appare molto chiaro sentendolo direttamente dalle parole del CEO e presidente.

Certo, si parla anche di Pascal, la nuova architettura di GPU attesa per il 2016, ma anche e soprattutto di visual computing e tutto quello che questo comporta, in un mondo dove la realtà virtuale sta muovendo i propri passi uscendo dalla fantascienza. Il 50% delle informazioni raccolte dal cervello umano passa attraverso il senso della vista; da questo NVIDIA parte per mettere le basi a un nuovo approccio per il futuro, mettendo al centro il deep learning.

Macchine in grado di analizzare una grande mole di dati e apprendere col tempo, aprendo la strada ad applicazioni nel settore medico, nell'automotive e in molti altri campi. Gli assistenti vocali dei nostri smartphone sono un esempio di deep learning, visto che più passa il tempo più sono in grado di riconoscere frasi dalle diverse costruzioni e domande poste con diversi accenti. Spostandosi nel campo visual, un'automobile potrà riconoscere una situazione di potenziale pericolo e agire di conseguenza, così come una TAC potrà dare molte più risposte rispetto a quanto può fare già ora. Mai come ora vi auguriamo una buona visione.


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Galaxy S6 e S6 Edge anche in oro 24k: si parte da 2.300 euro e l'IVA è esclusa

Dopo l'Apple Watch di 115 mila dollari tempestato di diamanti, arriva un nuovo prodotto pensato per un'utenza estremamente esclusiva. Parliamo delle nuove personalizzazioni in oro da 24 carati, oro rosa e platino di Galaxy S6 e Galaxy S6 Edge realizzate da Goldgenie. Il prezzo non è sicuramente alla portata di tutti, ma comunque non troppo esagerato se consideriamo i materiali pregiati utilizzati.

Samsung Galaxy S6 Edge

Si parte da circa 2.300 euro tasse naturalmente escluse per il modello più abbordabile, ovvero il Samsung Galaxy S6 tradizionale in oro da 24 carati, mentre tutti i modelli personalizzati da Goldgenie saranno venduti in una scatola in legno di ciliegio degna di un prodotto di gioielleria. Il dispositivo potrà essere inoltre personalizzato ulteriormente con un intaglio del nome dell'utente o di un suo motto personale.

Samsung ha finalmente abbandonato del tutto la proverbiale plastica sui suoi top di gamma della serie Galaxy S, proponendo ai propri utenti un prodotto che non sfigura di fronte alla concorrenza, che da tempo utilizza materiali più pregiati. Lo ha fatto unendo una scocca in metallo e un retro in vetro curvo, scegliendo inoltre tecnologie esclusive per introdurre anche un display di tipo curvo sulla famiglia di smartphone.

Ma i prodotti Goldgenie vanno come di consueto molto oltre e sono rivolti ad un pubblico decisamente esclusivo e ovviamente molto ricco. C'è chi definisce pacchiani i prodotti di questo tipo, chi invece sostiene che siano perfetti per ostentare la più becera opulenza. Ma è indubbio che prodotti di questo tipo abbiano un loro piccolo seguito, soprattutto considerando il riscontro di tipo pubblicitario che queste società ottengono mischiando procedure di lavorazione artigianale a prodotti di massa.

Samsung Galaxy S6 Platinum Goldgenie

Del resto, sotto la scocca i nuovi prodotti di Goldgenie sono praticamente identici alle controparti vendute da Samsung, e offrono le stesse performance sotto il loro guscio di lusso, oltre ad una garanzia a vita. Le fasi di preorder sono attive da venerdì 20 marzo e si concluderanno il 7 aprile, mentre dal 10 aprile verranno accettate le prime ordinazioni, con le prime consegne previste dopo 14 e 21 giorni dal lancio commerciale del dispositivo. E non dite che non vi avevamo avvisati!


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MacBook Pro con display che si macchiano irreparabilmente: nuova petizione contro Apple

Alcuni utenti di MacBook Pro con display Retina sarebbero alla ricerca della soluzione su un problema ormai noto come staingate. In sostanza, i possessori del non proprio economico laptop della Mela avrebbero notato a pochi mesi dall'acquisto delle consistenti macchie permanenti sul rivestimento anti-glare del display. Sono stati addirittura preparati un sito apposito e una petizione su Change, in cui si chiede ad Apple di rispondere in qualche modo sulla problematica.

Staingate, MacBook Pro con display Retina

Ad essere coinvolti nel nuovo caso, sarebbero i dispositivi prodotti da metà 2012 a metà 2014, con i modelli più recenti che potrebbero in effetti palesare le problematiche in un futuro non troppo distante. Il rivestimento che riduce la riproduzione dei riflessi dell'ambiente circostante sul display inizia a graffiarsi o rimuoversi in alcune aree dopo circa sei o sette mesi dall'acquisto, con l'unica soluzione apparente che sembra quella di rivolgersi all'efficiente ma costosa assistenza della Mela.

La risposta di Apple è stata in alcuni casi positiva, con alcuni utenti che hanno segnalato di essere riusciti ad ottenere la riparazione gratuita nel primo anno dall'acquisto, mentre altri utenti hanno ricevuto un secco "no" dai Genius di Apple, i quali hanno specificato che danni di tale natura non rientrano all'interno del servizio assistenziale offerto gratuitamente dalla società. In questi casi, i costi di riparazione sono nell'ordine delle centinaia di dollari, con alcune segnalazioni che riportano anche cifre intorno agli 800 dollari.

Le motivazioni del resto possono essere molteplici: in alcuni casi è stato il semplice contatto con la tastiera a causare la rimozione di parte del rivestimento anti-riflesso, mentre in altri una particolare veemenza da parte del possessore durante le fasi di pulizia del display, o anche l'uso di prodotti chimici non idonei alla pulizia del delicato pannello. In ogni caso, tuttavia, è un problema che non dovrebbe presentarsi su un dispositivo portatile, soprattutto se venduto a prezzi sensibilmente più elevati rispetto alla concorrenza diretta.

Sebbene si tratti di un fenomeno già noto da oltre un anno, solo da alcune settimane ha acquisito un certo spessore, con il culmine raggiunto con il sito staingate.org di denuncia, con l'obiettivo di diffondere il più possibile il problema e attendere una risposta ufficiale da parte della Mela. In più è stata istituita anche una petizione su Change.org, in cui si richiede alla società la riparazione gratuita per tutti gli utenti che hanno riscontrato la problematica. Ad oggi sono 438 i sostenitori della causa, con l'obiettivo di raggiungere complessivamente le 1000 firme.


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Un filamento composito con carbonio per la stampa 3D

Il grafene e la stampa 3D: il materiale più promettente e la tecnologia più interessante dei nostri giorni stanno arrivando ad un punto di incontro: Graphene 3D Lab ha infatti annunciato la disponibilità commerciale di un nuovo filamento composito contenente grafene e destinato alle stampanti FDM/FFF. La società, già al lavoro da tempo sullo sviluppo di materiali di stampa 3D con caratteristiche funzionali, distribuirà il nuovo filamento tramite il nuovo negozio BlackMagic3D, di proprietà della stessa Graphene 3D Lab.

Daniel Stolyarov, CEO di Graphene 3D Lab, ha commentato: "Graphene 3D è entusiasta di iniziare ad offrire il nuovo filamento Gonductive Graphene direttamente ai clienti aprendo così nuove strade alla creatività degli utenti di stampanti 3D. Saranno possibili ampie varietà di applicazioni, compresa la stampa di circuiti e di sensori capacitivi. Non vediamo l'ora di ricerver la risposta da parte della comunità della stampa 3D per proseguire il processo di sviluppo di un'ampia gamma di filamenti con capacità funzionali. E' un traguardo importante per Graphene 3D Lab nel raggiungimento dell'obiettivo di realizzare un ecosistema per la stampa 3D di dispositivi operativi"

Il filamento è di tipo composito e consiste in una miscela di termoplastica PLA e nanostrutture di carbonio , traendo da questo un'elevata conducibilità elettrica. Questo filamento offre quindi la possibilità di stampare circuiti ed elementi utilizzabili all'interno di un dispositivo elettronico. Il filamento è di colore nero, ha un diametro di 1,75mm ed una resistività di 1ohm/cm. Oltre alla possibilità di condurre corrente elettrica, il filamento ha inoltre una robustezza meccanica superiore a quella del PLA ed è in grado di poter essere usato per la schermatura elettromagnetica e di frequenze radio, trovando quindi possibilità applicative nel campo delle telecomunicazioni, del mondo medicale e del mondo aerospaziale e dei trasporti.

Il filamento Conductive Graphene è compatibile con tutte le stampanti in grado di estrudere filamento ad una temperatura di 170°-175°C e con piatto di stampa riscaldato. Disponibile per l'acquisto sul sito web BlackMagic3D al costo di 65$ per bobina di 200 grammi.


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AMD Freesync, Nvidia Titax X, Windows 10 gratis, Carbon3D e aquile temerarie in TGtech

L'edizione odierna di TGtech, registrata in uno dei pochi luoghi in Italia dove l'eclisse solare non si è fatta vedere a causa di una coltre di nubi, giustappone temerari pennuti, tecnologie che promettono di essere rivoluzionarie e inviati che soffrono il jet lag alle notizie in arrivo dal mondo della tecnologia. Apre le danze Paolo Corsini, che infila un uno-due parlando della nuova scheda video Nvidia GeForce GTX Titan X e della tecnologia AMD Freesync.

La parola passa poi a Nino Grasso, nella sua incarnazione Nino Gratis: è questa infatti una delle parole che è stata maggiormente accostata a Windows 10 in questa settimana. Nino ci rende edotti in merito a tutte le novità comunicate a proposito del prossimo sistema operativo di casa Microsoft.

Andrea Bai ci parla di stampa 3D, in particolare della nuova stampante a polimerizzazione di resina presentata da Carbon3D, una startup californiana, che in collaborazione con l'University of North Carolina ha sviluppato una tecnologia in grado di accelerare i tempi di stampa di due ordini di grandezza. Invece di realizzare un oggetto strato per strato, l'idea di Carbon3D permette di stampare l'oggetto in maniera continua.

Roberto Colombo ci porta invece sul dorso dell'aquila Darshan, che ha spiegato le sue ali dalla cima del grattacielo più alto del mondo il Burj Khalifa di Dubai (829,8 metri): il video prodotto dalla action camera Sony 'indossata' dal volatile è il terzo di una serie pensata per attirare l'attenzione del pubblico sulla tutela delle specie a rischio.

Rosario Grasso ci parla invece direttamente da San Josè, California, dove si sta tenendo la GPU Technology Conference 2015, organizzata da Nvidia. Interessanti i campi in cui vengono messe alla frusta le GPU della casa californiana, spicca tra tutti quello del Deep Learning.


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Acer C910 Chromebook ufficiale: stesse prestazioni di Pixel ma a metà prezzo

A poco più di una settimana dal rilascio di Chromebook Pixel da parte di Google, Acer svela C910 Chromebook, un nuovo notebook basato su Chrome OS in grado di pareggiare la potenza del concorrente ad un prezzo più competitivo. Acer offre adesso lo stesso i5-5200U del Pixel sul suo Chromebook, ma con un prezzo di base a partire da 499 dollari nel mercato statunitense. La dotazione di porte e la qualità del prodotto non sarà naturalmente la stessa del prodotto di Big G.

Acer C910 Chromebook

I Chromebook hanno preso piede oltreoceano, tuttavia il loro successo è ancora decisamente incerto su altri mercati. Google non riesce a venderne in grandi volumi, con Microsoft che fa di tutto per contrastare l'ondata dei notebook economici di Mountain View proponendo il suo Windows a prezzi stracciati agli OEM. Ma Chromebook non è un progetto morto, con Acer che si configura fra i maggiori produttori della categoria.

Il nuovo C910 Chromebook utilizza un processore Intel Core i5-5200U di quinta generazione, e viene proposto in due varianti con display LCD IPS Full HD (1920x1080) e HD (probabilmente Tn da 1366x768), entrambi con rivestimento anti-glare, ed entrambi con una diagonale da 15,6 pollici. Con un peso di 2,2kg e uno spessore di 24,2 mm, il nuovo computer portatile può resistere fino a 60kg di peso, e cadute da 45cm.

La batteria consente di raggiungere il pieno giorno lavorativo grazie ad un'autonomia di 8 ore in funzione, almeno stando ai dati rilasciati dalla società, mentre sul fronte della connettività avremo ampia scelta: Wi-Fi 802.11ac 2x2 con tecnologia MIMO, Bluetooth 4.0, due porte USB di cui una 3.0, e una porta HDMI. Acer C910 Chromebook supporta anche schede di memoria SD grazie ad un card reader integrato. La lista delle specifiche tecniche si completa infine con 4GB di RAM e 32GB per l'SSD integrato.

Acer C910 Chromebook

Si tratta di un modello simile ad Acer Chromebook 15, anche se più orientato alla produttività e con un hardware più veloce. Il nuovo C910 verrà lanciato negli Stati Uniti nel mese di aprile, ad un prezzo di base suggerito al pubblico di 499,99$, superiore a Chromebook 15 per via dell'hardware rinnovato. Il modello con display più avanzato avrà un costo di listino probabilmente più elevato, ancora non specificato dalla società. Non è chiaro, inoltre, se il nuovo notebook raggiungerà anche altri mercati oltre quello statunitense.


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Da E4 due nuovi HPC con processori ARM con achitettura a 64 bit

Written By Unknown on Kamis, 19 Maret 2015 | 23.04

Mentre la precedente generazione di prodotti basati sulla tecnologia ARM era limitata a 32 bit e veniva usata solamente da early adopter e da sviluppatori, la serie ARKA di E4 oggi è la prima piattaforma basata su ARM Architecture+GPU+IB capace di offrire un ecosistema software completo: Linux OS, librerie, compilatori e applicazioni. Ce lo ha spiegato Simone Tinti, HPC Team Leader di E4 al GTC che si sta svolgendo a San Jose.

Gli HPC della serie Arka possono essere usati per l'elaborazione dei fenomeni sismici o delle immagini, così come piattaforma di sviluppo software o come piattaforma per vari tipi di servizi. Gli HPC Arka, inoltre, sono particolarmente indicati per quei laboratori che fanno uso di dispositivi CUDA.

Le nuove soluzioni, Arka RK003 e Arka RK004, che potete vedere nel filmato, presentano lo stesso form factor 2U. Nel primo caso abbiamo una CPU ARM X-Gene a 8 core, fino a due NVIDIA Tesla K80, fino a 128 GB di RAM DDR3, due porte 10 GbE, una FDR, due SATA 3.0 e due slot PCI-E 3.0. La capacità di calcolo massima teorica può raggiungere i 3,74 TFlops.

Quanto ad Arka RK004, abbiamo invece una CPU Cavium Thunder-X a 48 core, una GPU NVIDIA Tesla K80, fino a 256 GB di RAM DDR4, due porte 10 GbE, una 40 GbE, una IB FDR, due porte SATA 3.0 e uno slot PCI-E 3.0 x16 e uno PCI-E 3.0 x8. La potenza massima di questo sistema può toccare i 2 TFlops.

Nel video, Simone spiega nel dettaglio la differenza tra le due piattaforme. Che vengono consegnate con OS Ubuntu o Fedora Linux e con gli strumenti di sviluppo NVIDIA CUDA 6.5, librerie MPI e compilatori GNU.


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Trasformare un caricabatterie da viaggio in un computer Linux: il folle progetto di Robinson

I progressi sulla miniaturizzazione hanno permesso di concepire alcuni esperimenti decisamente interessanti in ambito informatico. È chiaro che fra alcuni anni sarà possibile integrare un sistema relativamente potente all'interno dello spazio delle tradizionali chiavette USB odierne, ma già adesso sono disponibili alcuni progetti degni di nota, sebbene non facciano della potenza il loro punto di maggiore interesse.

Sistema Linux in un caricabatterie da viaggio
Dimensioni paragonate a un MacBook Air

Fra questi, citiamo il nuovo esperimento di Chris Robinson di NODE, lo stesso che aveva mostrato un piccolo computer tascabile con display integrato su base Raspberry Pi. Con il nuovo progetto, però, Robinson porta la miniaturizzazione ad un altro livello, riuscendo ad integrare un intero sistema Linux all'interno di un caricabatterie da viaggio, spiegando passo per passo le procedure per l'assemblaggio.

Il progetto di Robinson si basa sulla board di sviluppo ODROID-W, basata su un processore ARM Cortex-A5 da 700MHz di frequenza operativa. Il sistema è supportato da 512 MB di RAM, dalla compatibilità con schede di memoria SD e con reti Wi-Fi per mezzo di un adattatore esterno. Il software operativo in esecuzione è nello specifico Raspbian OS, in versione personalizzata per l'hardware in uso.

Come scrivevamo sopra, Robinson ha descritto passo per passo le procedure per il disassemblaggio del caricabatterie e per l'assemblaggio del sistema, sottolineando come possa essere pericoloso armeggiare con la componentistica integrata. In più, nella guida è presente tutta la lista degli accessori necessari durante la realizzazione. Si tratta di un progetto molto particolare e naturalmente limitante per via della potenza computazionale decisamente bassa, ma che potrebbe avere varie destinazioni d'uso.

Sistema Linux in un caricabatterie da viaggio

Il piccolo computer potrebbe essere utilizzato come media server, relay TOR, nodo per il mining di Bitcoin, per una rete VPN personale o, anche, per un sistema Linux vero e proprio senza troppe velleità particolari da poche decine di euro.


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MSI annuncia Cubi, il mini-PC Broadwell che sta nel palmo della mano

La nuova piattaforma Broadwell da 14nm ha permesso ai vari produttori di sbizzarrirsi nel form factor dei propri sistemi. I mini-PC di nuova generazione sono inoltre diventati con estrema facilità fanless, nonostante le dimensioni si riducano di alcuni centimetri di anno in anno. Ad annunciare un nuovo modello di mini-PC è questa volta MSI, con Cubi che si configura come la soluzione del produttore cinese dal volume inferiore.

MSI Cubi

Il design è strutturato per contenere al suo interno tutto il necessario per il corretto funzionamento del PC, ad eccezione dell'alimentatore da 65W che sarà esterno. Compatibile anche con lo standard VESA per l'attacco a monitor o televisori, supporta formati multimediali anche a risoluzione UHD e può essere un ottimo complemento per una postazione pensata appunto per la multimedialità.

Cubi può essere configurato con una serie di processori Intel con GPU integrata, fra cui Core i5-5200U è la proposta più potente. Fra le altre opzioni troviamo anche Intel Core i3-5005U, Pentium-3805U e Celeron-3205U. A supportare il SoC, troveremo 4GB di RAM DDR3L espandibili fino ad un totale di 8GB, e due slot per unità di storage, fra cui uno in grado di accogliere unità flash mSATA.

Pochi compromessi, naturalmente in relazione alle dimensioni di Cubi, anche sul fronte connettività: previsto il supporto a reti Wi-Fi 802.11ac e BT 4.0 (opzionali), mentre troveremo 1 porta Ethernet RJ45, 2 porte USB 3.0 sul lato frontale ed altrettante USB 2.0 su quello posteriore. MSI Cubi può essere collegato ad un monitor esterno attraverso porte HDMI e Mini DisplayPort, mentre sono previste anche due porte per il collegamento di eventuali altoparlanti, auricolari e microfono.

MSI CubiMSI Cubi

MSI Cubi ha un'altezza di soli 35mm, un volume inferiore a mezzo litro, e con dimensioni di 115x111mm è il prodotto più piccolo mai creato dai cinesi. Sarà disponibile in bianco e nero a partire da fine marzo 2015, ad un prezzo non ancora ufficializzato dalla società, ma che probabilmente decreterà il successo, o meno, del nuovo mini-PC di MSI.


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SiSoftware Sandra Lite 2015

scheda aggiornata 2 ore fa

Versione 2015 del popolare tool diagnostico e di benchmarking del proprio sistema. Qui di seguito le principali novità introdotte: * Support for Windows 10* Tech Preview
- Updated to the latest tools & libraries for forthcoming Windows 10, with various minor compatibility changes and support for new APIs, technologies as well as hardware.
- Will support DirectX 12.
- Support for very-wide SIMD AVX-512 family.
- Updated resources for high-DPI (retina+) up to 200% 192ppi or higher - e.g. huge 256x256 icons.
* Updated System benchmark: Overall Score 2015
- Removed .Net/Java Multi-Media (vectorised) benchmark as current JVM/CLR do not vectorise even today.
- Added CPU Scientific (GEMM, FFT, N-Body), CPU Financial (Binomial, Monte Carlo, Black-Scholes) Analysis - while GPGPUs do accelerate these complex algorithms, wide-SIMD (e.g. AVX-512F) can significantly accelerate them in large CPUs with many cores and large caches (e.g. 12C+ 24MB L3/128MB L4)
- Added GP Scientific Analysis (GEMM, FFT, N-Body) (using CUDA, OpenCL, DirectX Compute) - to match CPU Scientific
- Updated weights to match modern devices (mobile, laptop, desktop and server)
* Updated Crytography CPU Benchmark
- Optimised AES HWA code-path for improved performance across hardware constrained by memory bandwidth.
* Optimised GP Benchmarks
- GP Cryptography - optimised AES code-path.
- GP Scientific - optimised N-Body path.
- GP Financial - optimised Binomial Options path.
* Updated CPU Multi-Media (SIMD) Benchmark
- Combined score is now made of "combined integer (int32 and int64)" and "combined floating-point (single and double)" SIMD performance. Sandra 2014 used "int32 single-float and double-float" only.
- Combined integer averages int32 (32-bit integer) and int64 (64-bit integer) SIMD performance (SSE, SSE2, AVX, AVX2) - and thus measure also 64-bit integer performance that is extensively used today.
- int128 (quad-integer emulated) and quad-precision float-point (emulated, mantissa precision extended) is also measured but not included in the index as both are emulated at this time. Once native SIMD support is available in hardware, they will be added to the index.
* Updated Memory Bandwidth Benchmark
- Now reports average (rms - root mean sqare) not maximum performance. Some scores *will* be lower depending on the hardware, usually 3-5%. You can use the "maximum value" as index if you want to match Sandra 2014 and earlier.
* Updated Cache & Memory Bandwidth Benchmark
- Now reports average (rms - root mean sqare) not maximum performance. Some scores *will* be lower depending on the hardware, usually 5-20%. You can use the "maximum value" as index if you want to match Sandra 2014 and earlier.


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Pirate Bay vivo, vegeto e ancora più inespugnabile in Regno Unito e nel mondo

Quando negli ultimi mesi dell'anno scorso ThePirateBay era stato vittima di un'incursione delle forze di polizia svedesi, sembrava che il portale fosse prossimo alla chiusura definitiva. Siamo stati tutti smentiti dopo un paio di mesi, quando i responsabili del sito annunciavano il suo ritorno sfruttando i domini di sempre. Come se non bastasse, secondo TorrentFreak in alcuni paesi l'accesso alla baia è diventato più semplice che mai.

Questo grazie alla collaborazione con un nuovo servizio SSL, CloudFlare, che sembra aggirare "inavvertitamente" molti dei blocchi impartiti dagli ISP, Internet Service Provider. CloudFlare ha il compito di gestire il traffico fra utenti e sito web con l'host dei server, riducendo gli oneri di bandwidth e proteggendo i contenuti da attacchi DDoS o altre minacce del web. Però, CloudFlare ha un altro vantaggio, soprattutto per siti come TPB, apparentemente involontario.

Attraverso gli algoritmi di routing del servizio si riescono a nascondere le informazioni del sito ospitato ai fornitori di servizi internet, rendendo difficile il blocco di una determinata pagina. Questo significa che molti siti che fanno uso del servizio, fra cui ThePirateBay, sono virtualmente immuni ai più blandi blocchi impartiti dagli ISP, spesso i più utilizzati in questo tipo di situazioni. E altrettanto spesso, probabilmente i meno efficaci.

TorrentFreak fa come esempio il caso britannico, in cui ThePirateBay ad oggi è accessibile attraverso la sua pagina principale su larga parte delle connessioni internet diffuse nel paese. Bloccato esclusivamente da Sky, il sito per la ricerca di torrent illeciti è invece consultabile tramite Virgin, EE, BY e TalkTalk. Il Regno Unito non è l'unico paese che ha voluto e utilizzato tali pratiche per oscurare il portale pirata, ed è pertanto logico supporre che sia possibile aggirare le restrizioni in moltissimi altri stati del mondo.

Una situazione che dovrebbe far capire a chi di dovere che la lotta alla pirateria fino ad oggi è stata combattuta in maniera superficiale e totalmente inefficace. Se da una parte è vero che quanto succede con il servizio CloudFlare può essere "sistemato" in breve tempo, dall'altra basti ricordare quanto è semplice aggirare un blocco impartito dai provider internet. Qualsiasi utente può farlo, infatti, semplicemente utilizzando un proxy "libero" per connettersi al sito.

È probabile che "i nemici di ThePirateBay" possano chiamare nelle sedi legali CloudFlare, costringendo la società a modificare i propri algoritmi di routing per rendere efficaci i vari blocchi dei provider, ma si tratterebbe dell'ennesimo passo compiuto contro ThePirateBay, ancora una volta in attesa della sua prossima mossa.


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Avira AntiVir Rescue System

scheda aggiornata 1 ora fa

Avira AntiVir Rescue System è un'applicazione basata su sistema operativo Linux che permette di accedere ad un PC che viceversa non potrebbe completare la fase di boot con il sistema operativo installato. Questo permette, quantomeno in teoria, di riparare il sistema danneggiato, ricuperare i dati o eseguire una scansione completa per rilevare eventuali infezioni da virus.


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Da Carbon3D una stampante 3D DLP a flusso continuo

Il settore della stampa 3D è attualmente uno dei più vivaci in assoluto: tecniche di stampa in continua evoluzione, nuovi materiali, ambiti di impiego sempre più vasti sono i tratti distintivi di un fenomeno che nei prossimi anni riserverà molte sorprese introducendo nuovi scenari e paradigmi anche per il pubblico più ampio.

Attualmente le due tecnologie attrono alle quali si concentra il maggior interesse sono quelle basate su deposizione di filamento fuso e su polimerizzazione di resine fotosensibili. Queste tecnologie sono accomunate da una caratteristica, ovvero la creazione dell'oggetto tridimensionale avviene strato per strato (pur con importanti differenze: in quelle a polimerizzazione lo strato è creato istantaneamente, mentre in quelle a fusione è necessario attendere che la deposizione del filamento crei lo strato) e ogni nuovo livello di materiale viene creato dopo la solidificazione del precedente. Questo aspetto porta con sé un inconveniente intrinseco: gli oggetti richiedono tempi di produzione relativamente estesi e anche un oggetto di pochi centimetri cubi di ingombro può richiedere qualche ora di stampa.

Un inconveniente a cui prova a trovare una soluzione Carbon3D, startup californiana, che in collaborazione con l'University of North Carolina ha sviluppato una tecnologia in grado di accelerare i tempi di stampa di due ordini di grandezza. Invece di realizzare un oggetto strato per strato, l'dea di Carbon3D permette di stampare l'oggetto in maniera continua. La startup si è concentrata sull'ottimizzazione delle tecniche di polimerizzazione delle resine realizzando di fatto una stampante con tecnologia DLP con alcune importanti differenze rispetto ai modelli della stessa cateogria già oggi in commercio.

Il principio di funzionamento delle attuali stampanti DLP prevede la presenza di una fonte di luce ultravioletta (un normale proiettore) posto sulla base di una vasca contenente resina liquida. La luce polimerizza la resina, indurendola: a questo punto lo strato polimerizzato viene sollevato per far si che nuova resina liquida vada a riempire lo spazio lasciato dalla resina indurita. Lo strato polimerizzato viene quindi nuovamente abbassato per far si che il nuovo strato possa essere polimerizzato direttamente su di esso.

Gli ignegneri di Carbon3D hanno pensato di frapporre tra la fonte luminosa e la resina una sorta di "finestra trasparente" di poche decine di nanometri e permeabile all'ossigeno. Controllando il flusso di ossigeno attraverso la finestra è possibile inibire l'indurimento della resina, così che in questa "zona morta" essa possa restare liquida anche quando investita dalla luce ultravioletta.

In altri termini tra lo strato indurito e la fonte di luce rimane sempre uno strato di resina liquida che permette di sollevare in maniera continua il materiale polimerizzato poichè non è necessario dover "colmare il vuoto" lasciato dalla resina indurita. Questo metodo ha permesso di raggiungere velocità di stampa di oltre un metro all'ora, generando solidi complessi come una versione della torre Eiffel alta 10 centimetri. Rallentando la velocità di stampa diventa possibile ottenere una risoluzione di stampa di 100µm, dimensione inferiore a quella del capello umano.

Questo metodo di stampa permette inoltre di ottenere un altro vantaggio: tutti gli oggetti realizzati per stratificazioni successive hanno proprietà meccaniche che in qualche modo dipendono proprio dal verso della stratificazione. La costruzione continua permette invece di realizzare un oggetto le cui proprietà meccaniche sono più omogenee e prevedibili.


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Alibaba e SAIC Motor insieme per l'auto connessa in Cina

Written By Unknown on Sabtu, 14 Maret 2015 | 23.59

Il colosso cinese dell'e-commerce, Alibaba, ha annunciato nei giorni scorsi una collaborazione con SAIC Motor, il principale produttore cinese di automobili, allo scopo di sviluppare un'automobile connessa seguendo le orme degli altri giganti della tecnologia nel tentativo di ritagliarsi uno spazio nel mondo dei veicoli stradali.

La collaborazione prevede un investimento congiunto di 1 miliardo di yuan (162 milioni di dollari) per lo sviluppo di una "Internet car" che, secondo la visione di Alibaba, sfrutterà le tecnologie come cloud e big data per offrire al pubblico una migliore esperienza di guida. Al di là di definire il progetto come "centrale per lo sviluppo della Internet car in Cina" e di suggerire la presenza di servizi di intrattenimento digitale, e-commerce, navigazione e comunicazioni, pochi altri dettagli sono stati rivelati.

SAIC Motor ha già in essere una serie di partnership con General Motors e Volkswagen e proprio con GM è stata istituita una compagna che offre per i veicoli prodotti e venduti in Cina servizi telematici, incluse applicazioni mobile e supporti alla navigazione.

La Cina è inoltre già all'opera per costruire le infrastrutture necessarie a supportare i veicoli connessi. Nel corso del mese di ottobre China Mobile e Deutsche Telekom hanno firmato un accordo per la creazione di una piattaforma per le auto connesse, dove il gruppo tedesco si occuperà di portare le tecnologie per le comunicazioni machine-to-machine, mentre China Mobile fornirà il network.

In questo scenario si inserisce anche Huawei che sta già impegnandosi nella ricerca e sviluppo delle reti di comunicazione mobile di quinta generazione, con un investimento di 600 milioni di dollari, prestando particolare attenzione alle architetture necessarie per supportare le automobili controllate da remoto.

L'automobile connessa di Alibaba e SAIC sarà pronta, stando agli annunci, nel corso del 2016.


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Vodafone e Cobra: un matromonio italiano per il mercato del M2M

Nel mese di Agosto 2014 Vodafone ha annunciato di aver completato l'acquisizione di Cobra, azienda italiana che ha iniziato l'attività circa 40 anni fa a Varese e specializzatasi nel corso degli anni nella produzione di componentistica per l'industria automobilistica. A Cobra si deve la produzione di una ricca serie di componenti e accessori che vengono utilizzati dalle case automobilistiche nei propri prodotti, oltre a vari prodotti venduti nel cosiddetto mercato dell'aftermarket.

Quando l'acquisizione è diventata pubblica ci si è domandati per quale motivo Vodafone avesse fatto questa scelta. Nei giorni scorsi, in occasione di una visita alla sede Cobra di Varese, l'azienda ha avuto occasione di spiegare per quale motivo sia stato fatto questo investimento e quali siano le prospettive future per Cobra e per Vodafone in generale nel settore del Machine to Machine, o M2M.

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Con questa sigla si vuole indicare tutti quei dispositivi, tipicamente di ridotte dimensioni, che sono dotati di varie tipologie di sensori al proprio interno e che sono connessi in qualche misura alla rete. I dati raccolti da questi prodotti vengono elaborati da altri sistemi, fornendo informazioni per varie tipologie di utilizzi. Un esempio molto semplice che è alla portata di tutti sono i navigatori satellitari di recente concezione: grazie ad una SIM dati integrata al loro interno possono ricevere informazioni dettagliate in tempo reale sulle condizioni del traffico, aiutando l'utilizzatore a percorrere la strada più rapida per giungere a destinazione. Usando la SIM questi prodotti sono però in grado anche di trasmettere informazioni sulle condizioni d'uso del veicolo, dati utili per capire il traffico così da fornire indicazioni ad altri automobilisti.

Gli esempi di come una connessione possa trasformare radicalmente uno strumento di utilizzo comune sono numerosi e vari. Uno viene da un'attività primordiale come quella dell'allevamento del bestiame: a un sistema di fornitura del mangime per mucche è stato integrato un sistema di logica con trasmissione dei dati così da fornire la miscela di cibo migliore, basandone la composizione sui dati di temperatura, umidità e condizioni climatiche generali che vengono elaborati in remoto e inviati al dispositivo.

Questi sembrano scenari di uso di nicchia limitati a pochi dispositivi, ma è vero il contrario. La sola Vodafone, nelle nazioni nelle quali è presente, gestisce un totale di circa 20 milioni di dispositivi machine to machine nei quali integra propri strumenti di connettività. Un business estremamente interessante per l'azienda, per molti versi quasi sconosciuto al vasto pubblico in quanto che sia un certo fornitore di connettività a provvedere a questi servizi in una tipologia di prodotti non è tipicamente comunicato. I dati di crescita del resto lo testimoniano chiaramente, con un passaggio da 2,5 milioni di dispositivi nel biennio 2009-2010 agli attuali oltre 20 milioni.

Nel mercato italiano la crescita è stata forse ancor più rapida: Vodafone gestisce con propri strumenti di connettività circa 2,8 milioni di di dispositivi presenti in Italia, con un incremento nell'ultimo anno del 132% rispetto al precedente. Collegati a questo interesse verso i dispositivi M2M sono gli investimenti portati avanti dall'azienda per sviluppare la propria rete di connettività ad alta velocità: 3,6 miliardi di Euro stanziati per raggiungere l'obiettivo di fornire connettività 4G al 90% della popolazione italiana (al momento si è raggiunta la quota del 74%).

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Come si inserisce l'acquisizione di Cobra in questo contesto? L'azienda varesina, presente con varie divisioni un po' in tutto il mondo ma con la maggior parte dei dipendenti che sono dislocati nelle sedi di Busto Arsizio e di Varese, è una realtà unica a livello globale nel settore dei dispositivi Machine to Machine.

Cobra infatti nel suo processo di sviluppo è stata in grado di integrare tutti gli elementi della catena del valore. Al proprio interno, infatti, Cobra provvede a test e design dei prodotti, alla loro costruzione per la componente hardware, alla connettività, allo sviluppo del software abbinato e da ultimo allo sviluppo della piattaforma di servizi abbinata. Per Vodafone queste peculiarità è una importante opportunità di sviluppo futuro, e da questo è nata l'operazione che ha portato all'acquisizione dell'azienda.

I frutti non sono tardati ad arrivare. L'ingresso di Vodafone ha permesso a Cobra di incrementare il fatturato del 30% nel corso di questi primi 6 mesi di lavoro congiunto rispetto a quanto registrato in passato, sfruttando la rete commerciale della capogruppo. Tutto questo grazie all'impegno diretto di Vodafone, che con l'acquisizione ha risanato la posizione debitoria dell'azienda e soprattutto aperto spazio ad una crescita del personale occupato soprattutto nelle sedi di Varese e Busto Arsizio.

Cobra è quindi strategica per Vodafone, con la prospettiva di diventare centro unico per le iniziative M2M della multinazione delle telecomunicazioni. In questo modo verrà sfruttata al meglio quella capacità maturata da Cobra negli anni di sviluppare al proprio interno tutte le componenti indispensabili per i propri prodotti, con particolare enfasi sulla parte software e dell'integrazione dei servizi che nel mondo dei dispositivi Machine to Machine riveste un ruolo fondamentale. Tutto questo, ed è una nota sicuramente positiva, prevedendo un'espansione occupazionale dell'azienda per il futuro e mantenendo un centro di eccellenza in Italia.

L'ambito Machine to Machine è quindi destinato, nell'ottica di Vodafone, ad assumere un peso sempre più importante nelle strategie di espansione futura dell'azienda. Se pensiamo a quali radicali cambiamenti e trasformazioni sia andata incontro l'industria automobilistica e a come le autovetture siano sempre più ricche e complete grazie alla tecnologia viene da pensare che questo sia, in prospettiva futura, un settore molto interessante nel quale ritagliare una posizione. Acquisendo Cobra Vodafone ha raggiunto molto rapidamente questo risultato.


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Samsung Galaxy S6 e S6 edge in preorder da Lunedì 16 Marzo

A partire da Lunedì 16 Marzo, sino al 9 Aprile, sarà possibile preordinare i nuovi smartphone Galaxy S6 e Galaxy S6 edge di Samsung, modelli che l'azienda coreana ha mostrato per la prima volta in occasione del Mobile World Congress di Barcellona la scorsa settimana.

Saranno le principali catene di elettronica di consumo oltre che i punti vendita degli operatori telefonici a raccogliere i preorder degli utenti. Per chi completerà l'acquisto tra 10 e 30 di Aprile un omaggio, il Wireless Charger Kit per ricaricare in modalità wireless la batteria di Galaxy S6 e di Galaxy S6 edge.

Samsung Galaxy S6 e Galaxy S6 edge saranno disponibili nei colori Bianco Perla, Nero Zaffiro, Oro Platino per entrambi i dispositivi, Blu Topazio, solo per Galaxy S6 e Verde Smeraldo, solo per Galaxy S6 edge, ai seguenti prezzi consigliati al pubblico:

  • Galaxy S6 32GB: 739 €
  • Galaxy S6 64GB: 849 €
  • Galaxy S6 edge 32GB: 889 €
  • Galaxy S6 edge 64GB: 999 €

A partire da Lunedì 16 Marzo sarà possibile, direttamente dal sito web Samsung, ricercare quale sia il punto vendita più vicino per poter procedere alla prenotazione.

Nella gallery le immagini ufficiali dei due smartphone Samsung basati su sistema operativo Android, caratterizzati da soluzioni sia estetiche che tecniche che li differenziano sensibilmente dalla precedente serie Galaxy S5.


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CrystalDiskMark

scheda aggiornata 1 giorno fa

Utility che permette di analizzare le prestazioni del proprio hard disk, misurando le velocità di lettura e scrittura sia sequenziali che random.


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Un nuovo ransomware attacca i giocatori

Il ransomware è un tipo di malware che limita l'accesso al software infettato richiedendo un riscatto (ransom in inglese) da pagare per rimuovere il blocco. Basta visitare un sito web a rischio o scaricare un software maligno per far sì che il malware sia in grado di crittografare i file presenti sul computer e mantenerli bloccati fin quando non si sarà effettuato il pagamento.

Malware di questo tipo sono molto popolari soprattutto sui siti porno, ma in passato anche alcune stazioni di polizia hanno subito degli attacchi di questo tipo. Il bersaglio successivo? I giocatori.

Secondo quanto riferisce Vadim Kotov di Bromium Labs, è stato individuato un nuovo ransomware che si diffonde tramite i contenuti in Flash e sfruttando una falla di Internet Explorer, e che attacca specificamente i videogiochi installati nel sistema. Se i giocatori vogliono riprendere a giocare o riottenere tutta la progressione sbloccata fino a quel momento attraverso ore e ore di gioco devono pagare il "riscatto".

La nuova forma di malware, conosciuta negli ambienti di sicurezza come TeslaCrypt, è stata scoperta da Fabian Wosar di Emsisoft nello scorso febbraio e riuscirebbe a infiltrarsi in 40 giochi molto popolari, tra i quali troviamo Call of Duty, Star Craft 2, Diablo, Fallout 3, Minecraft, Half-Life 2, Dragon Age: Origins, Skyrim, Star Wars: The Knights Of The Old Republic, WarCraft 3, F.E.A.R, Saint Rows 2, Assassin's Creed, S.T.A.L.K.E.R. e Resident Evil 4.

Una volta che il computer è infetto è possibile che il malware riesca ad attaccare altri software installati, anche iTunes e i documenti di Office. "Al momento non c'è purtroppo un modo per sbloccare gratuitamente i file infetti", si legge su Bleeping Computer.

Il modo migliore per evitare che il computer si infetti è quindi la prevenzione. Kotov consiglia di mantenere il browser web e tutti i plugin i più aggiornati possibile, di fare continuamente il backup dei file e di prestare attenzione anche ai file sincronizzati sugli archivi online come Dropbox. "Il malware può arrivare fin lì", conclude infatti Kotov.


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La BBC lancia un microcomputer gratuito per indirizzare le nuove generazioni verso la programmazione

Forse non tutti sanno che uno dei primi computer domestici di tutti i tempi è stato creato proprio dalla BBC. Si tratta del BBC Micro, introdotto per la prima volta sul mercato dalla nota emittente televisiva britannica addirittura il 1º dicembre 1981. Sulle orme di quella iniziativa, adesso, la BBC lancia un nuovo programma all'interno del Make It Digital.

Micro Bit

Alla base della nuova iniziativa troviamo un microcomputer che sarà distribuito gratuitamente ai bambini di 11 e 12 anni, allo scopo di insegnare loro l'arte della programmazione all'interno di una cornice ludica. La BBC vede il nuovo dispositivo, chiamato per il momento con il nome in codice di Micro Bit, come una sorta di "trampolino di lancio" verso piattaforme più complesse come Raspberry Pi, Arduino, Galileo e Kano.

Il dispositivo è molto piccolo e si può tenere facilmente sul palmo di una mano. I bambini saranno in grado di generare codice stabilendo in quale sequenza devono accendersi i LED che si trovano sul dispositivo. La BBC sta lavorando con alcuni partner come Arm, Microsoft e Samsung e spera di lanciare Micro Bit nel prossimo settembre, rendendolo compatibile con tre linguaggi di programmazione: Touch Develop, Python e C++.

Un'iniziativa che ci riporta indietro all'alba della programmazione domestica, che decretò il successo di alcuni grandi autori di videogiochi come David Braben, Jeff Minter e Geoff Crammond.

Il programma Make It Digital della BBC si concentrerà sui videogiochi in vari modi: tra le altre cose, ad esempio, è previsto uno sceneggiato TV dedicato a Grand Theft Auto, considerato come uno dei più grandi "successi di programmazione partoriti in Gran Bretagna".

Altri dettagli si trovano sul sito della BBC.


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