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CD Projekt: 'non comprate le espansioni di un gioco non ancora rilasciato se avete dei dubbi'

Written By Unknown on Sabtu, 11 April 2015 | 23.59

Negli ultimi anni i giocatori sembrano lamentarsi per qualsiasi cosa e molto spesso sembrano vedere problemi dove apparentemente non ce ne sono. È capitato anche per The Witcher 3 Wild Hunt, che seppure sembra uno dei titoli qualitativamente migliori e validi dal punto di vista tecnico. E nella maggior parte dei casi la risposta a queste critiche è estremamente semplice.

The Witcher 3 Wild Hunt

"Non comprate le espansioni di un gioco non ancora rilasciato se avete dei dubbi sulla qualità di quel gioco", ha infatti detto Marcin Iwinski, co-fondatore di CD Projekt Red, in seguito all'annuncio delle due espansioni a pagamento per The Witcher 3. Annuncio che ha scatenato il malumore della community dei fans di CD Projekt, perché vedono la software house polacca come un punto di riferimento in onestà. Il tentativo di marginare con dei DLC per un gioco non ancora uscito, quindi, non sarebbe consono alla reputazione che CD Projekt ha saputo costruirsi nel corso degli anni.

"Aspettate le prime recensioni di The Witcher 3 Wild Hunt prima di decidere. Come sempre, siete liberi di fare ciò che volete", aggiunge ancora Iwinski.

I giocatori che hanno preso a cuore CD Projekt sono delusi perché vorrebbero che questi contenuti venissero inseriti nella versione di base del gioco. Non amano neanche la struttura del Pass espansioni, che porta a pagare in anticipo contenuti che arriveranno solamente dopo molto tempo. Eppure, questo tipo di politiche viene attuato da diverse software house e alcuni tra i giochi più apprezzati dell'ultimo periodo, come Mortal Kombat X e Dying Light, offrono dei Pass per le espansioni molto simili a quello di The Witcher 3.

Come sempre, diciamo che il giudizio su un prodotto videoludico dovrebbe essere formulato sulla base dell'effettiva qualità del gioco e non valutando solamente le politiche attuate dalla software house che lo realizza. Soprattutto in un caso come questo, con un videogioco che promette di essere di altissima qualità come abbiamo visto nella recente anteprima di The Witcher 3 Wild Hunt.

Vi lasciamo con l'ultimo gameplay trailer di The Witcher 3 Wild Hunt appena rilasciato.


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Sony, tre nuovi sensori per reflex e mirrorless

Sony, tre nuovi sensori per reflex e mirrorless

"Sony ha aggiunto al suo catalogo tre nuovi sensori: un APS-C da 24 Mpixel con cadenza di scatto superiore all'attuale, che vedremo forse su una futura SLT, e due sensori in formato 4/3 a beneficio probabilmente del partner Olympus. "

Sony ha aggiunto tre nuovi sensori d'immagine al suo già nutrito elenco e, conoscendo il successo che tali sensori riscuotono sul mercato, c'è da scommettere che li vedremo presto all'interno di qualche fotocamera di prossimo rilascio.


Il primo è un sensore APS-C da 24 Mpixel,  che si affianca all'attuale migliorandone la velocità di risposta. A fronte di un frame-rate massimo di 8.7 fps dell'attuale, infatti, il nuovo arrivato raggiungerà i 19 fps; sembra pertanto il candidato ideale per equipaggiare una mirrorless di nuova generazione o una futura A77, che in virtù della tecnologia Translucent Mirror potrebbe beneficiare al massimo dell'elevata cadenza di scatto del nuovo sensore.

Gli altri due nuovi sensori sono invece in formato 4/3, il che è una novità per Sony. Il Primo è un 16 Mpixel, con singolo pixel da 3.7 micron, quindi analogo per risoluzione ai sensori che equipaggiano molte delle MQT attuali, ma anch'esso molto veloce - 23 fps. Il secondo raggiunge invece i 20 Mpixel, con singolo pixel da 3.3 micron, e arriva a 27 fps massimi. Escludendo che Sony sia interessata a tenere per sé sensore di questo formato, è lecito attendersi che questi verranno impiegati su futuri modelli del partner Olympus.     


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Amazon presenta la sua prima causa contro le false recensioni: era ora!

Quando si acquista su Amazon, è naturale scorrere nella parte bassa della pagina per leggere le recensioni degli utenti. Questo perché l'utente da casa è (o dovrebbe essere) super partes e disposto a dire la sua anche, e soprattutto, quando qualcosa nella transazione o nel prodotto stesso non è andato come desiderato. Tuttavia, chi ci dice che le recensioni dei prodotti su Amazon siano affidabili, o non siano in qualche modo prezzolate?

In effetti nessuno, ed è stato dilagante negli ultimi anni il fenomeno delle false recensioni. Amazon non ha mai preso una posizione in merito, almeno dal punto di vista legale e almeno fino ad oggi. Il gigante di Bezos ha iniziato a rispondere con una denuncia formale rivolta contro quattro siti che avrebbero venduto false recensioni di prodotti sul celebre portale di e-commerce: parliamo di buyamazonreviews.com, buyazonreviews.com, bayreviews.net e buyreviewsnow.com.

Depositata presso la King County Superior Court, si tratta della prima denuncia di questo tipo che parte da Amazon. È rivolta principalmente al californiano Jay Gentile, l'uomo che sta alla base di alcuni dei servizi citati nei documenti. Secondo Amazon, tuttavia, le false recensioni sono in numero estremamente inferiore rispetto a quelle affidabili, ma comunque un fenomeno da arginare: "Anche se di numero ridotto, queste recensioni minacciano di compromettere la fiducia che i clienti e la maggioranza di venditori e produttori hanno riposto in Amazon, offuscando così il suo brand", recita la denuncia.

E continua: "Amazon proibisce severamente ogni tentativo di manipolare le recensioni dei clienti, e si attiva per rimuovere recensioni non autentiche, false o fuorvianti dal suo sito". Tuttavia, la società specifica che, "nonostante i notevoli sforzi" operati in passato per debellare la pratica, "si sta sviluppando un ecosistema insalubre al di fuori di Amazon per la fornitura di recensioni non autentiche", con un giro di affari che consiste esclusivamente nel vendere questo tipo di recensioni.

Fra le accuse troviamo, fra le tante, violazione di marchio, concorrenza sleale e atti ingannevoli, con Amazon che chiede inoltre un risarcimento danni e la contabilizzazione dei profitti generati con il business delle false recensioni da Gentile e dagli altri esponenti del settore.


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Lo zaffiro di Apple Watch resiste anche al trapano: ecco un test di resistenza estremo

Il sito di riparazioni di dispositivi Apple iPhonefixed ha ricevuto nella settimana un pannello in zaffiro di ricambio per l'imminente Apple Watch. Si tratta di un'unità del modello da 38mm, che di lì a breve è divenuta la sfortunata protagonista, o vittima che dir si voglia, di un test di resistenza estremo. Secondo Apple, lo zaffiro di Apple Watch, è in grado di resistere in maniera esemplare soprattutto ai graffi. Vediamo se è vero.


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HDMI 2.0a, annunciate le nuove specifiche con supporto ai formati HDR

Sono state finalizzate e ufficializzate le specifiche della versione 2.0a dello standard HDMI. L'aggiunta principale è data dal supporto dei formati HDR, che permettono qualità e dettagli superiori sia per quanto riguarda le zone d'ombra dell'immagine, che le parti più luminose.

"Riconosciamo che l'HDR sarà un elemento critico nell'evoluzione dell'industria. Il nostro supporto all'HDR consente ai nostri più di 800 HDMI 2.0 Adopter di sviluppare prodotti leader con supporto all'HDR, pur mantenendo l'interoperabilità con tutto l'ecosistema HDMI", ha dichiarato Robert Blanchard, presidente dell'HDMI Forum.

A Blanchard ha fatto eco Arnold Brown, Chairman dell'HDMI Forum: "Con l'aggiunta dei formati HDR, lo standard HDMI continua il suo supporto ai più recenti formati e alle tecnologie pianificate per i contenuti di Hollywood". Le nuove opzioni di HDMI 2.0a si aggiungono a quelle già concesse dallo standard HDMI 2.0, e come quest'ultimo non richiede nuovi cavi.

Fra queste citiamo la bandwidth teorica massima supportata pari a 18Gbps, che consente pieno supporto alla risoluzione 3840x2160 fino a 60fps e a 32 canali audio contemporaneamente. Lo standard HDMI 2.0 era stato annunciato ufficialmente all'IFA 2013 di Berlino, ed è chiaro che il nuovo 2.0a non sia altro che un aggiornamento marginale.


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La software house di Divinity Original Sin adesso pianifica rilasci annuali

"Il fallimento è un passo irrinunciabile per la creatività", ha detto Swen Vincke, CEO della belga Larian Studios, a GamesIndustry.biz. Secondo Vincke il lancio di Divinity Original Sin è stato del tipo "o la va o la spacca", visto che i rischi erano tantissimi e le possibilità di ottenere successo realmente molto scarse, vista la natura indipendente del titolo.

Oggi Divinity Original Sin viene considerato come il miglior gioco di ruolo dell'industria dei videogiochi da moltissimi giocatori.

Divinity Original Sin

Lo studio di Québec di Larian conta adesso 10 persone, rimanendo quindi in perfetta armonia con la filosofia indipendente di Larian. Collabora con le altre sedi di Gand, Belgio, e di San Pietroburgo, Russia.

Ma entro tre anni lo studio di Québec sarà composto da 40 persone, e questo gli consentirà di lavorare autonomamente su un proprio gioco. "Con tre studi che sono in grado di lavorare su un proprio titolo, avremo l'opportunità di rilasciare un nuovo gioco per ogni anno. Questo vuol dire che lo sviluppo di ciascun titolo durerà tre anni: è un lasso di tempo molto lungo, ma noi preferiamo fare giochi di qualità invece che rilasciare titoli troppo in fretta. Questa è la differenza tra una società indipendente e una compagnia che invece deve rendere conto agli azionisti".

"Il nostro obiettivo non è quello di abbassare i costi di produzione, ma di continuare a fare giochi di qualità in un ambiente diverso rispetto al solito dell'industria dei videogiochi. Siamo un piccolo lottatore che si scontra con dei giganti, ma siamo totalmente indipendenti nel senso che ci occupiamo autonomamente di ogni fase della creazione dei nostri giochi, distribuzione compresa".

Complessivamente, oggi Larian conta 70 impiegati distribuiti fra tutti i suoi studi.


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Un primo sguardo a Deus Ex Mankind Divided

Written By Unknown on Kamis, 09 April 2015 | 23.04

Il primo trailer cinematogafico di Deus Ex Mankind Divided è spettacolare e ispiratore. Seguito diretto di Human Revolution, Mankind Divided farà parte del programma Gaming Evolved di AMD, e beneficerà del supporto Microsoft DirectX 12 e AMD TressFX grazie al nuovo Dawn Engine.


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Popcorn Time disponibile su iOS in barba a tutte le restrizioni di App Store

Nei primi mesi dello scorso anno si è molto parlato di Popcorn Time, un'applicazione per la fruizione gratuita di film in streaming naturalmente con vie illecite. L'obiettivo era quello di rendere il download di contenuti multimediali pirata semplice come la riproduzione di film sui canali leciti, come ad esempio Netflix, o l'italiano Infinity.

Popcorn Time su iOS
Fonte: TheNextWeb

Il problema è che Popcorn Time è riuscito nel proprio obiettivo, consegnando un servizio con trasferimenti in peer-to-peer (del tutto trasparenti per l'utente) di grande qualità con prestazioni paragonabili, se non superiori, ai servizi più blasonati del settore. Dopo essere sbarcato su Android e Chromecast, Popcorn Time è riuscito a valicare anche le ferree restrizioni di App Store.

Il servizio illecito di video streaming è oggi disponibile anche su iPhone e iPad con software non modificato, senza jailbreak quindi. Il tutto è possibile attraverso un installer da eseguire su un PC Windows, con il quale appunto installare l'applicazione sul dispositivo iOS senza troppe procedure complesse. Ad oggi non è difficile prevedere quale sarà la reazione di Apple e siamo sicuri che sarà solo questione di tempo.

Il team alla base del servizio ne è comunque consapevole: "I ragazzi che hanno sviluppato l'installer non hanno dubbi che questo sarà un lungo percorso in cui si giocherà al gatto e topo con Apple", ha dichiarato a TNW. "(Apple) probabilmente non gradirà che è stato infranto il suo ecosistema chiuso. Ma considerando il loro lavoro attuale, e i futuri aggiornamenti previsti per l'installer su cui stanno già lavorando, possiamo dire che siamo già pronti ad affrontare ogni ostacolo che Apple lancerà in questo percorso".

Popcorn Time su iOS

Ad oggi, dopo un anno dalla sua diffusione di massa, nessuno è riuscito ad ostacolare Popcorn Time, ed è probabile che i ragazzi alla base dello sviluppo dell'installer per iOS sappiano quello che dicono. L'applicazione per iOS è comunque parecchio primordiale ad oggi: l'interfaccia non è per niente curata e le prestazioni decisamente migliorabili, ma per molti utenti l'importante è poter disporre di una corposa libreria di contenuti pirata (in lingua inglese e con eventuali sottotitoli).

Ma la vera notizia non è la presenza di Popcorn Time sui dispositivi iOS, ma che l'intero ecosistema è stato scardinato da un prodotto che viola in maniera palese le norme principali di App Store, il tutto senza nemmeno scomodare il jailbreak.


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YouTube presto anche a pagamento per rimuovere i banner pubblicitari

Arriverà entro la fine dell'anno il servizio di abbonamento a pagamento di YouTube rivolto a chiunque odia i banner commerciali. Se per questi utenti la novità potrebbe essere positiva, apparentemente le notizie non sono così piacevoli per i partner del servizio, che saranno costretti ad accettare le nuove direttive. La novità è stata annunciata da una lettera inviata da YouTube a tutti i partner, ovvero a coloro che caricano video sul servizio guadagnando con le visualizzazioni.


Clicca per visualizzare la lettera per intero

La lettera non specifica quanto sarà l'importo richiesto, probabilmente di circa 10 dollari mensili secondo quanto rivelato da Bloomberg. I partner, inoltre, non potranno che accettare i nuovi termini altrimenti tutti i video caricati saranno impostati come privati. Il tutto, nonostante siano anche previsti dei cambiamenti sulle metodologie per i pagamenti applicate da Google e rivolte ai "professionisti" del Tubo.

La spiegazione non risulta ad oggi delle più chiare: "YouTube ti pagherà il 55% del totale dei ricavi netti rilevati da YouTube dagli abbonamenti attribuibili alle views mensili o al tempo di visione impiegato sui tuoi contenuti come percentuale delle views mensili o del tempo di visione di tutti o di parte dei contenuti partecipanti alla relativa offerta di sottoscrizione", scrive testualmente YouTube nella lettera.

Spiegando poi in termini più semplici: "In sostanza, se qualcuno paga per una sottoscrizione e guarda un tuo video, riceverai una percentuale del canone pagato dall'utente sulla base di quanto stabilito da YouTube, come accade adesso con la pubblicità". La società non ha ancora stabilito se si tratta di un "piccolo quantitativo di denaro" o meno, e non è facile prevedere al momento se l'iniziativa sarà un successo (e i partner ne godranno i vantaggi) o meno.

Il nuovo piano di abbonamenti verrà introdotto parallelamente al servizio YouTube Music Key, anch'esso a pagamento, ma sarà naturalmente slegato da quest'ultimo. La società non ha annunciato ufficialmente le tempistiche del rilascio della nuova opzione, tuttavia i nuovi termini saranno validi a partire dal prossimo mese di giugno, elemento che fa pensare che la novità sia tutt'altro che lontana.

Un'ottima opzione per chi detesta le interruzioni pubblicitarie, ma al tempo stesso sostanzialmente inutile. Su YouTube i banner sono facilmente aggirabili con accortezze minime e del tutto gratuitamente, anche se parliamo di pratiche con le quali non si supporta economicamente un sito, YouTube per l'appunto, che necessita di notevoli investimenti sul piano della gestione dell'infrastruttura. Del resto, gli utenti infastiditi dalle pubbicità sanno già come rimuoverle, mentre gli altri probabilmente non si fanno troppi problemi in merito.

Un abbonamento di 10$ mensili solo per ridurre l'impatto della pubblicità sul sito sembra forse un po' eccessivo, anche se la novità potrebbe venire accompagnata da feature aggiuntive come l'accesso a canali specifici, o da un aumento della presenza degli sponsor per gli utenti non paganti, e questo di certo non ci piacerebbe, non ci piacerebbe per niente.


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TSMC, aggiornamenti sulle roadmap per i 16nm e i 10nm

La fonderia taiwanese TSMC ha annunciato i piani per il debutto di una nuova versione, più compatta ed energicamente meno dispendiosa, del processo FinFET a 16 nanometri e ha svelato la tabella di marcia per i nodi di processo futuri. La compagnia intanto avvierà la produzione in volumi del processo 16nm FinFET Plus (16FF+) nel corso della metà dell'anno e a partire dal prossimo anno avvierà le operazioni di un nuovo stabilimento che si concentrerà sulla produzione a 10 nanometri. A darne notizia è il sito web EEtimes.

TSMC afferma che i chip prodotti utilizzando il processo 16FF+ saranno contraddistinti da prestazioni superiori del 10% rispetto ai nodi concorrenti, consumeranno il 50% in meno di un SoC da 20nm e avranno un cycle time doppio rispetto a quello dei chip a 20 nanometri. La fonderia avrà oltre 50 tape-out entro la fine dell'anno che copriranno processori applicativi, GPU, processori per il campo automotive e networking.

Mark Liu, co-CEO di TSMC, ha inoltre osservato che l'azienda ha collaborato con ARM su un processore Cortex-A72 che fa leva sul processo 16FF+ per ottenere prestazioni 3,5 volte superiori rispetto ad un processore Cortex A-15 (alla base di NVIDIA Tegra 5 e Samsung Exynos 5 e prodotto a 32/28nm con possibilità di arrivare a 22nm) consumando al contempo il 75% in meno di energia. TSMC e ARM continueranno a collaborare anche sulla prossima generazione di processi produttivi.

La compagnia ha inoltre sviluppato il prcesso 16FFC, una versione più compatta, per i prodotti consumer, dispositivi wearables e smartphone di fascia media e bassa. Questo processo riduce il consumo energetico del 50% rispetto a quanto possibile con le soluzioni attuali e i tapeout dei prodotti sono attesi nella seconda metà del 2016.

Mentre la tecnologia TSMC a 16 nanometri arriverà comunque non prima dell'estate, la compagnia ha già illustrato le tempistiche indicative per il processo a 10 nanometri. Questo processo avrà una densità più che doppia rispetto al processo a 16 nanometri assieme ad un guadagno di prestazioni del 20% e ad una riduzione dei consumi del 40%. TSMC ha già dato dimostrazione di un chip SRAM da 256MB realizzato con questo processo. L'azienda taiwanese si aspetta di poter essere in produzione entro la fine del 2016, per la produzione in volumi nella prima parte del 2017.


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Apple Watch stroncato, o quasi, nelle prime recensioni d'oltreoceano

La stampa americana è sempre stata molto flessibile nei giudizi nei confronti dei prodotti Apple. Molte testate reputano il colosso di Cupertino come una realtà di casa non solo dal punto di vista geografico, ma anche per l'approccio della società verso il mercato tecnologico. Nonostante ciò, le prime recensioni d'oltreoceano del nuovo Apple Watch non sono così lusinghiere come potevamo attenderci. Intendiamoci, Apple Watch non ne esce con le ossa spezzate, tuttavia in ogni recensione c'è sempre un però.

Apple Watch

Le prime recensioni sono state pubblicate a qualche settimana dal rilascio ufficiale dell'orologio della Mela, che avverrà il prossimo 24 aprile. L'impressione generale è che Apple Watch è un buon prodotto con un potenziale enorme, ma non ancora sfruttato appieno. Un orologio forse più capace rispetto ai concorrenti diretti, ma che vuole fare troppe cose discretamente, piuttosto che focalizzarsi su un'area e farlo bene. In più, sembrerebbero presenti gravi problemi prestazionali, forse relativi ad una versione ancora non definitiva del software.

Non è chiuso nemmeno il capitolo relativo all'autonomia operativa. I pareri delle prime recensioni sono contrastanti, con alcuni redattori insoddisfatti dalla durata della batteria dell'orologio e altri che addirittura scrivono che è l'iPhone a non riuscire a stare dietro al Watch della Mela. L'interfaccia, poi, non è altrettanto intuitiva come su altri prodotti Apple, e necessita di giorni per poter essere padroneggiata a dovere. Insomma, un prodotto non per tutti, pensato per chi si è avvicinato da poco alla tecnologia ma con parecchi problemi di gioventù, fra cui una grave crisi d'identità.

Cosa fa bene Apple Watch? Probabilmente nulla come qualsiasi altro smartwatch, categoria limitata da display troppo piccoli e comandi vocali non all'altezza da poter rappresentare il metodo di input principale. Ma Apple Watch ha un numero enorme di funzionalità, a cui si aggiungeranno presto miriadi di applicazioni che aggiungeranno valore al prodotto della Mela. È il migliore smartwatch in circolazione, ci dicono gli americani, ma non è ancora in grado di dirci dove vuole parare veramente la categoria. Al momento Apple Watch sembra più un prodotto di moda che un gadget tecnologico vero e proprio.

Apple Watch

Passiamo in rassegna le diverse testate giornalistiche del web americane fra quelle che hanno recensito Apple Watch.

The Verge: Nilay Patel sostiene che Apple Watch sia "lo smartwatch più capace fra quelli disponibili ad oggi". Il suo problema più evidente è, tuttavia, che è pur sempre uno smartwatch, con tutti i limiti del caso. Il giornalista non riesce a trovare una destinazione d'uso che sia soddisfacente, verificando inoltre performance assolutamente migliorabili soprattutto nella sincronizzazione dei dati con l'iPhone. Si tratta di una problematica da verificare nuovamente al lancio del prodotto, visto che il software non è definitivo, a detta di Apple, e potrebbe avere netti miglioramenti sul piano prestazionale. Anche la batteria non è convincente secondo The Verge, e si arriva facilmente al 10% già alle 7 di sera.

Re/code: pareri in leggero contrasto da parte di Lauren Goode, che scrive che l'autonomia operativa di Apple Watch è in realtà soddisfacente. Lo smartwatch della Mela non riesce a raggiungere altri prodotti della concorrenza da questo punto di vista, ma in alcuni casi potrebbe durare anche più dell'iPhone abbinato. È un prodotto pensato per l'appassionato del marchio di Cupertino, ma non un capolavoro senza tempo. L'interfaccia è un po' difficile da gestire secondo Goode, ma in pochi giorni si padroneggia bene e si familiarizza con la Digital Crown.

Yahoo Tech: David Pogue ha trovato utile l'orologio di Apple se utilizzato con funzionalità basilari, come il tracciamento degli spostamenti, chiamate vocali mantenendo libere le mani, e l'uso di Apple Pay. L'orologio è utile anche per "filtrare" le notifiche dell'iPhone, scegliere le uniche che possono interessarci in un determinato momento, e lasciarci disturbare solo da queste. Insoddisfacente l'autonomia operativa: dopo 18 ore lo smartwatch di Cupertino si spegne inesorabilmente. È un dispositivo "quasi magico" per Yahoo Tech, ma si rivolge più a un pubblico modaiolo che "geek".

New York Times: i primi tre giorni di utilizzo di Apple Watch sono stati "frustranti" secondo Farhad Manjoo, che poi ha imparato ad apprezzare lo smartwatch. Il colpevole è l'interfaccia particolare pensata dalla Mela: "Anche se dalle demo sembra semplice utilizzarlo, ci sono delle profondità inesplorate nell'orologio", ha scritto Manjoo, continuando, "servono un paio di giorni per capire cosa può fare, e come farlo". Secondo NYT, Apple Watch è utile per leggere rapidamente le notifiche e gestire i promemoria senza essere distratti da altre funzionalità: "È molto meno immersivo rispetto ad un telefono. Non sono molte le cose che puoi fare con un display così piccolo", così capita raramente di iniziare a fare tutt'altro rispetto alle intenzioni principali.

Insomma, dietro alle apparenze positive delle recensioni si cela un certo malcontento verso l'orologio di Apple, che parte da un pubblico, quello americano, che spesso è estremamente entusiasta nei confronti dei prodotti di Cupertino. Il sentore generale è quello di trovarsi di fronte ad un dispositivo estremamente valido sul piano tecnologico, ma che ancora manca di una reale motivazione con cui spiccare. È la prima generazione di quella che potrebbe divenire una rivoluzione, insomma, ma quella rivoluzione sembra al momento rimandata.


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Dal Caltech uno scanner 3D a portata di smartphone

La mania di scattare fotografie e selfie con il cellulare potrebbe trasformarsi, in un futuro non troppo lontano, in una nuova pratica di replicare oggetti tridimensionali. Il California Institute of Technology ha infatti realizzato un sensore di dimensioni sufficientemente ridotte da poter essere ospitato in dispositivi compatti e portatili e capace di rilevare i dettagli tridimensionali di un oggetto e di agire, di fatto, da scanner 3D.

Come gli appassionati di fotografia ben sapranno, i pixel del sensore di una comune fotocamera digitale hanno il compito di registrare l'intensità della luce ricevuta da uno specifico punto della zona che stanno inquadrando. Quest'informazione, opportunamente elaborata, processata e unita a quella raccolta dagli altri pixel permette di ottenere una fotografia digitale.

Nel sensore sviluppato dal Caltech, che prende il nome di Nanophotonic Coherent Imager (NCI), ciascun pixel funge da piccolo interferometro ed è capace di fornire non solo l'intensità luminosa ma anche la distanza dell'oggetto inquadrato dal sensore stesso.

Il principio di funzionamento è lo stesso alla base dei sistemi LIDAR, dove un oggetto viene illuminato da un particolare fascio di luce laser. La luce riflessa dall'oggetto viene analizzata con opportune tecniche di interferometria che permettono di ottenere informazioni circa dimensioni e distanza dell'oggetto stesso. Tutto ciò è possibile grazie al concetto ottico della coerenza: due onde sono coerenti quando hanno la stessa frequenza e quindi creste e ventri delle due onde sono allineate.

L'oggetto viene illuminato con un fascio di luce coerente, che viene quindi riflessa e raccolta dall'NCI. A questo punto l'intensità, la fase e la frequenza della luce riflessa è confrontata con il riferimento del fascio di luce coerente, potendo quindi fornire informazioni utili per determinare l'esatta distanza del punto. La luce viene quindi convertita in un segnale elettrico che contiene tutte le informazioni necessarie per creare un'immagine tridimensionale.

Il sensore del Caltech è in pratica un array di piccolissimi Lidar posti l'uno accanto all'altro. Attualmente il sensore è composto da una matrice di 16 Lidar, che permette di ottenere singole immagini di 16 pixel ciascuna. Mediante opportune tecniche è possibile effettuare scansioni sequenziali che ricomposte in un secondo momento possono offrire immagini di maggiori dimensioni complessive.

Utilizzando il particolare sensore i ricercatori del Caltech sono stati in grado di ottenere la rappresentazione tridimensionale di una moneta da un penny da una distanza di circa mezzo metro con una risoluzione nell'ordine dei micron. In futuro dovrebbe essere possibile realizzare sensori provvisti di centinaia o migliaia di lidar ed estendere le possibilità di impiego ad altri campi, come quello medico o quello delle interfacce uomo-macchina.


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Skype Translator ora anche in italiano. Le nostre impressioni

Arriva anche nel nostro idioma Skype Translator, che permette di tradurre in maniera quasi simultanea le conversazioni vocali in lingua inglese, italiana, spagnola e anche in mandarino
Skype Translator è ora disponibile anche in italiano, aprendo nuovi scenari per comunicare con chi non capisce il nostro idioma, ma anche per gli italiani che mal digeriscono inglese, spagnolo e mandarino. Per meglio chiarire si cosa di parla, in senso letterale, il riferimento va alle videochiamate e chiamate vocali verso altri utenti Skype e non attraverso la chat scritta, dove il servizio di traduzione simultanea è attivo da tempo per una cinquantina di lingue.

Una tecnologia, basata sul deep learning, che mette le basi ad un servizio che diverrà sempre più raffinato e preciso col passare del tempo. Da oggi, insomma, Skype assume le vesti di un'interprete virtuale fra noi e i nostri interlocutori. Ma come funziona questo nuovo servizio?

Proprio ieri, giorno del lancio abbiamo potuto parlare con Olivier Fontana, Hightech (devices, solutions, SAAS) B2B Product and Business leader di Microsoft, che ci ha brevemente spiegato la tecnologia alla base di questo Skype Translator e ci ha introdotto così a una demo dello stesso, nella quale abbiamo potuto provare la nuova applicazione in tutto il suo potenziale.

La tecnologia alla base di Skype Translator è simile a quella che troviamo in altri servizi in cui è richiesto il riconoscimento vocale, come ad esempio Cortana, l'assistente vocale di Microsoft. Tecnologia che è stata però potenziata e migliorata per poter conseguire al meglio lo scopo del servizio Skype. Se, infatti, una applicazione come può essere Cortana funge principalmente da assistente, al quale possiamo ad esempio chiedere di ricordarci un appuntamento o la data di un compleanno, azioni tutto sommato semplici e quasi seriali, il compito di Skype Translator è decisamente più complesso in quanto la varietà di argomenti e di situazioni con le quali avremo a che fare sarà immensamente più vasta. Basti pensare alle cose di cui potremmo parlare con un amico dall'altra parte del mondo, spaziano dai racconti delle vacanze estive, a quello che abbiamo mangiato per pranzo, alle situazioni sentimentali e molte altre. Insomma, non abbiamo un pattern d'utilizzo tipico ed è per questo che la tecnologia alla base deve essere molto più sofisticata, specialmente nella parte di machine learning.

Del resto l'ammontare dei dati generati da un simile sistema di traduzione istantanea è enormemente più grande di quello di un semplice strumento di ricerca, per quanto in entrambi i casi alla base abbiamo una tecnologia simile di riconoscimento vocale. Il database di questi dati, fino ad ora insesistente è stato costruito utilizzando centinaia di ore di film sottotitolati in diverse lingue, per i quali era quindi già disponibile il parlato e la traduzione scritta. Database che è stato poi incrociato con ore e ore di conversazione tra linguisti e tecnici in modo da far assimilare il maggior numero di dati possibili al sistema.

Si è giunti quindi a una versione del servizio in grado di offrire un buon feedback e di tradurre in maniera discreta conversazioni anche abbastanza complesse. Ne abbiamo avuto una dimostrazione proprio ieri, quando ci è stato proposto di testare il nuovo Skype Translator in prima persona. Abbiamo colloquiato, spaziando tra diversi argomenti, con una persona seduta di fronte ad un PC a Madrid in Spagna. Il nostro interlocutore parlava inglese, mentre noi, comodamente seduti in ufficio a Milano, siamo stati invitati a rispondere tranquillamente in italiano.

Il nostro scetticismo riguardo la precisione e la rapidità della traduzione è stato neutralizzato sin dai primi istanti. Nonostante l'accento del nostro interlocutore non fosse perfetto, in quanto spagnolo che parlava inglese, il sistema di riconoscimento è riuscito sin da subito ad analizzare le frasi correttamente e a fornire una traduzione sufficientemente precisa. Si tratta di un risultato che ci ha sorpreso soprattutto per il fatto che il parlare e l'intraprendere un discorso con un interlocutore come abbiamo fatto noi implica l'utilizzo di un gergo sicuramente informale e spesso ci porta a parlare velocemente senza dare troppo peso alla forma. A stupire è quindi il già buon livello di apprendimento raggiunto, soprattutto per quanto riguarda la nostra lingua che, appena introdotta, non può sicuramente vantare lo stesso volume di dati che invece caratterizza il database della lingua inglese.


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